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venerdì, Luglio 4, 2025
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Inizia l’era di Leone XIV, il nuovo Papa guiderà la chiesa nel segno di Bergoglio

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Dopo la morte di Papa Francesco e alla vigilia del Conclave, l’idea di dover raccogliere l’eredità del Pontefice scomparso era un pensiero che poteva preoccupare chiunque.

Il nuovo Papa, Robert Francis Prevost, che ha scelto il nome di Leone XIV, già al momento della sua elezione, ha davanti a sé una serie di dossier su cui intraprendere valutazioni dirette, adottare decisioni, metter già in atto il suo ‘munus’ di pastore universale della Chiesa.

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Inizia l’era di Leone XIV, il nuovo Papa eletto nel segno di Bergoglio

Nonostante non apparisse tra i principali eredi alla successione di Pietro, al momento dell’Habemus Papam pronunciato da Dominique Mamberti è saltato subito all’orecchio dei fedeli quel “Francis”. Quasi come un segno di eredità diretta col Pontefice precedente, quel Bergoglio con cui tra l’altro Prevost condivideva moltissimi ideali e aveva un ottimo rapporto. Un eletto nel segno di Bergoglio, quasi come se sulla sua nomina ci fosse stata letteralmente la mano di Francesco.

Nel 2014, Papa Francesco lo ha nominato vescovo di Chiclayo, in Perù, riconoscendo la sua dedizione e il suo servizio nella regione. Successivamente, nel 2020, è stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Callao. Mentre, nel 2023, fu nominato Prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Ha avuto quindi un ruolo cruciale nella selezione e nella supervisione dei vescovi a livello globale, influenzando significativamente la realizzazione della riforma della Chiesa sognata da Bergoglio.

La sua nomina a questa carica è stata vista come un segnale dell’importanza crescente delle esperienze missionarie e pastorali nella governance della Chiesa, mentre la sua esperienza missionaria in America Latina, combinata con il ruolo chiave occupato nella Curia romana, lo ha posto quindi, sebbene sotto traccia, tra gli eredi più fedeli di Papa Francesco segnalandolo come un continuatore fedele delle riforme avviate da Bergoglio. La sua competenza nel governo pastorale e la sua capacità di dialogo lo hanno reso una figura di rilievo nelle discussioni sul futuro della Chiesa. Si tratta dunque di una delle voci più autorevoli nel panorama ecclesiale contemporaneo.

L’eredità lasciata da Papa Francesco e le continuità con Leone XIV

L’eredità che ha lasciato dietro di sé Papa Bergoglio, a parte il Giubileo in corso, è di vastissimo respiro, e ci si attende che venga perseguita in una linea di continuità che, secondo molti cardinali, “non è in discussione”. Ecco, quindi, il complesso di riforme da portare a compimento lungo il cammino della rinnovata Chiesa “missionaria” ed “evangelizzatrice”, a cui Francesco ha imposto il suo forte slancio rifondatore.

Un percorso che, non senza pesanti ostacoli, Bergoglio ha seguito con determinazione nei suoi dodici anni di pontificato, con le riforme in primo luogo finanziarie, poi della Curia con l’inedito mandato ‘di governo’ anche ai laici e alle donne, sulla protezione dei minori e la “tolleranza zero” sugli abusi sessuali, su temi sociali come la protezione dell’ambiente, e col proprio atteggiamento personale di radicalità cristiana, di vicinanza ai più poveri, ai migranti, agli ‘scartati’, di indefessa abnegazione in favore della pace, della fratellanza umana e del dialogo con le altre religioni. Un insieme di spinte in avanti che hanno rimesso in primo piano molti dei propositi ancora inattuati del Concilio Vaticano II, finora gravati da contrarietà e passività all’interno della Chiesa.

Senza contare l’ultimo grande cantiere aperto da Francesco, quello della Chiesa ‘sinodale’, su cui a parte i due Sinodi già svolti il Papa defunto ha indetto un ulteriore triennio per l’attuazione, con una grande e finale “assemblea ecclesiale” già programmata per l’ottobre del 2028. Un’eredità, quindi, in buona parte già scritta quella che deve raccogliere il neo-eletto, e 266esimo, successore di Pietro. Che dovrà riprendere in mano tutte le riforme e su di esse agire secondo le proprie sensibilità e priorità. Oltre che con la necessaria autorevolezza e capacità di governo, qualità indispensabili per la massima guida di un organismo della complessità e vastità della Chiesa cattolica.

I nodi da sciogliere

È tutt’altro che un mistero che nella Chiesa ci sia chi vorrebbe fare piazza pulita di molte delle innovazioni di Francesco, in particolare in campi come la pastorale della famiglia (c’è chi non nasconde di non aver ancora digerito la comunione ai divorziati risposati) o le benedizioni alle coppie gay, o anche i rapporti con le altre religioni, oppure certe fughe in avanti tuttora mal sopportate. E non mancano capitoli su cui Francesco non ha voluto o saputo andare fino in fondo, come quello dei preti sposati o del diaconato femminile.

Pur tra le molte resistenze, però, l’opinione dei più nella Chiesa cattolica è che sulla rivoluzione imposta da Bergoglio in tanti settori ecclesiali “non si può fare marcia indietro”, anche perché questo porterebbe un enorme discredito sulla Chiesa cattolica, in particolare tra le nuove generazioni.

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Nicola Avolio
Nicola Avolio
Giornalista pubblicista, mi sono avvicinato per la prima volta alla professione iniziando a collaborare con la testata "La Bussola TV", dal 2019 al 2021. Iscritto all'albo dei pubblicisti da giugno 2022, ho in seguito iniziato la mia collaborazione presso la testata "InterNapoli.it", e per la quale scrivo tuttora. Scrivo anche per il quotidiano locale "AbbiAbbè" e mi occupo prevalentemente di cronaca, cronaca locale e sport.
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