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domenica, Giugno 23, 2024
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La mappa della camorra a Napoli, 2 grandi clan e tanti gruppi piccoli gruppi criminali si dividono la città

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E’ stata pubblicata la relazione della Dia. Il capoluogo campano si articola in 30 quartieri, amministrativamente ripartiti in 10 municipalità. Per la georeferenziazione dei gruppi criminali operanti nella città, tuttavia, si fa spesso riferimento a zone, rioni, aree o comunque a porzioni di territorio, più o meno ampie e diversamente denominate, che possono corrispondere ad un agglomerato urbano o ad una serie di edifici abitativi che ricadono contemporaneamente in due o più quartieri. Riguardo all’area metropolitana, anche nel semestre in esame permane la predominanza dei due cartelli camorristici, l’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO e il clan MAZZARELLA, entrambi con elevata capacità criminale e particolarmente pervicaci sotto il profilo dell’infiltrazionedell’economia legale.

L’ALLEANZA DI SECONDIGLIANO, in particolare, è costituita da alcuni gruppi familiari che ne costituiscono l’élite: i clan MALLARDO, CONTINI-BOSTI e LICCIARDI, i primi due collegati tra loro anche da vincoli di parentela . Attorno ai due cartelli gravita una moltitudine di gruppi minori, particolarmente inclini al ricorso alla violenza e sempre pronti a fronteggiare le conflittualità connesse con la gestione di traffici illeciti, per lo più spaccio di droga e attività estorsive. Si tratta di formazioni attive in porzioni limitate di territorio che agiscono in posizione di dipendenza strumentale agli interessi dei cartelli sovrastanti. Proprio a tale ambito sarebbero riconducibili i fatti di sangue registrati durante il 2° semestre 2022 . Un interessante quadro, esteso anche a livello provinciale, viene tratteggiato nelle mappe investigative-giudiziarie presentate dall’attuale Procuratore Nazionale Antimafia nel corso del convegno “La Città e la Camorra – Napoli e la questione criminale” organizzato a novembre del 2021 dalla Procura di Napoli e dal Laboratorio interdisciplinare di ricerca sulle mafie e la corruzione (LIRMAC) dell’Università Federico II di Napoli all’interno dell’Ateneo partenopeo. Gli interessi dei grandi cartelli criminali, invece, appaiono prioritariamente rivolti all’inquinamento dei settori dell’economia legale e all’infiltrazione delle procedure connesse con i finanziamenti pubblici che consentono, gradualmente, di raggiungere anche una sorta di oligopolio economico e, al contempo, anche una “legittimazione sociale”. Ciò rende ancor più elevata la pericolosità di tali organizzazioni criminali in quanto capaci non solo di controllare ampie aree territoriali e settori economici secondo un consolidato “sistema” camorristico ma, soprattutto, di imporre una dominante narrazione (sub) culturale in ampie porzioni del territorio di Napoli, anche provinciale, ove permane un elevato livello di degrado sociale che consente ai sodalizi di elevarsi a referenti alternativi per la sicurezza collettiva.

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Nel senso, si richiamano le considerazioni espresse nella relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2021 alla Corte d’Appello di Napoli dall’allora Procuratore della Repubblica Giovanni MELILLO in cui l’alto Magistrato precisava, in particolare, come l’azione repressiva statuale verso le organizzazioni e i cartelli mafiosi più raffinati e potenti fosse esposta “…ad un apparente paradosso, che vede di fronte alla disarticolazione di quelle catene di comando mafioso, l’intensificarsi o persino il nascere, in zone dove il potere mafioso garantiva tranquillità e protezione, di fenomeni di criminalità diffusa, violenta e rapace, con conseguente, nuovo collasso della fiducia dei cittadini nello Stato. Un paradosso soltanto apparente, che si spiega con l’isolamento istituzionale della funzione repressiva, cui non segue alcuno sforzo di ricostituzione della credibilità e dell’efficienza dell’azione statuale in campo economico, sociale, urbanistico ed educativo”

I GRANDI CLAN

La criminalità mafiosa campana, convenzionalmente definita camorra, si manifesta sotto forma di una pluralità di fenomeni delinquenziali, eterogenei e complessi, connotati da peculiarità evolutive indotte dai molteplici fattori storici, economici e sociali derivanti dai contesti territoriali di riferimento. Nello scenario criminale campano, come descritto in dettaglio nei capitoli di seguito illustrati, risultano presenti associazioni mafiose storiche con strutture consolidate e persistenti mire crimino-affaristiche protese oltre i tradizionali confini delle aree di origine. Accanto a queste, coesistono formazioni delinquenziali minori, prevalentemente di tipo familistico, il cui principale fattore identitario è rappresentato dal territorio in cui tentano di affermare la propria leadership criminale, ricorrendo spesso anche ad azioni violente. Nel semestre in esame costante ed incisiva è stata l’attività di contrasto ai sodalizi campani attuata dalle Istituzioni poste a presidio della legalità mediante iniziative sia di natura giudiziaria, sia di prevenzione antimafia, che hanno permesso di contenere il fenomeno soprattutto nelle sue manifestazioni più virulente. L’analisi dei provvedimenti giudiziari e amministrativi antimafia proseguita nel semestre ha così consentito di delineare il quadro attuale della criminalità nella Regione che permane caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di aggregazioni camorristiche aventi significative differenze a seconda delle rispettive aree d’influenza prese in riferimento. Le province di Napoli e Caserta rimangono i territori a più alta e qualificata densità mafiosa. È qui, infatti, che si registra la presenza dei grandi cartelli camorristici e dei sodalizi più strutturati i quali, oltre ad aver assunto la gestione di tutte le attività illecite, si sono gradualmente evoluti nella forma delle c.d. “imprese mafiose” divenendo nel tempo competitivi e fortemente attrattivi anche nei diversi settori dell’economia legale. Ne consegue, pertanto, la crescente tendenza dei clan più evoluti a “delocalizzare” le attività economiche anche all’estero per fini di riciclaggio e di reinvestimento con l’obiettivo di trasferire le ricchezze in aree geografiche ritenute più sicure e più remunerative.

I GRUPPI MINORI

Ad un livello inferiore, si rilevano gruppi minori, non di rado in posizione strumentale e funzionale alle organizzazioni sovraordinate, dediti prevalentemente ai tradizionali affari illegali quali lo spaccio di stupefacenti, le estorsioni e l’usura che incidono in maggior misura sulla sociale percezione di insicurezza. Un’ulteriore e insidiosa minaccia è costituita dalle strategie più subdole e raffinate adottate dalle organizzazioni camorristiche più strutturate ed orientate all’infiltrazione dell’economia e della finanza anche tramite pratiche collusive e corruttive. I consistenti capitali illeciti di cui dispongono tali organizzazioni, derivanti soprattutto dal traffico di stupefacenti, non appena reimpiegati nell’economia legale alterano, talvolta irreversibilmente, le normali regole di mercato e della libertà di impresa, consentendo ad esse di acquisire posizioni dominanti, o addirittura monopolistiche, in interi comparti economici.

LE INFILTRAZIONI NELLA POLITICA

Frequenti risultano i casi di pervasiva ingerenza all’interno della pubblica amministrazione campana volti a condizionarne i regolari processi decisionali per l’affidamento degli appalti pubblici, altro settore di prioritario interesse criminale. Grazie alla rete di relazioni intessuta tra taluni esponenti delle Amministrazioni locali e delle imprese, i clan riescono ad aggiudicarsi importanti commesse pubbliche sia con affidamenti diretti in favore di aziende ad essi collegate, sia tramite i sub-appalti. In tal senso, rilevano le attività istruttorie avviate dalle Commissioni Straordinarie prefettizie insediate, nel solo 2° semestre 2022, in 6 Comuni1 napoletani e casertani sciolti per accertate infiltrazioni della criminalità organizzata, nonché i 40 provvedimenti ostativi antimafia adottati, nel medesimo periodo, dai Prefetti delle province di Napoli, Caserta e Benevento a carico di società ritenute comunque riconducibili ai clan camorristici. I più recenti esiti investigativi hanno evidenziato inoltre un crescente e diffuso interesse per le attività illecite ad alto profitto e con ridotto rischio giudiziario quali il contrabbando di carburanti, il ricorso alla creazione di c.d. società “cartiere” (fittiziamente costituite per l’approvvigionamento di prodotti petroliferi senza l’applicazione dell’IVA), le frodi fiscali, le truffe assicurative, oltre al controllo delle aste fallimentari e delle procedure di esecuzione immobiliare. Lo spaccio di droga, le estorsioni, l’usura permangono tuttavia gli ambiti criminali maggiormente diffusi e più remunerativi per i gruppi, anche minori, sempre pronti a contendersi il controllo del territorio. Al riguardo, nel semestre in esame, nella città di Napoli è stata registrata una recrudescenza della contrapposizione tra sodalizi seppur riferita a entità subordinate alle due grandi consorterie camorristiche di cui si dirà più avanti nel seguito della trattazione. Ulteriore ambito di interesse per le organizzazioni camorristiche attive nel capoluogo si è rivelato quello relativo alla gestione delle case popolari che assume particolare rilievo per i conseguenti riflessi negativi sul locale contesto sociale e poiché, oltre a costituire una significativa fonte di guadagno per i clan, rappresenta un’efficacissima modalità di controllo del territorio. Infatti, alcuni alloggi sarebbero stati abusivamente attribuiti a soggetti contigui alle organizzazioni criminali con il conseguente e forzato allontanamento imposto agli assegnatari “non graditi”2 , in spregio assoluto delle graduatorie pubbliche.

Una pratica illegale che è già stata oggetto di attenzione delle Forze dell’ordine le quali, il 29 novembre 20223 , hanno sgomberato 16 appartamenti comunali in una palazzina nel quartiere di San Ferdinando (zona Pizzofalcone) abusivamente occupati da taluni individui considerati “vicini” a sodalizi mafiosi. Sempre nell’area metropolitana, infine, emergono le azioni poste in essere dalle cc.dd. baby gang e quelle manifestazioni generalmente connesse con forme di devianza giovanile che, come noto, trovano terreno fertile soprattutto in contesti ambientali “degradati” e caratterizzati da un elevato tasso di dispersione scolastica4 . Seppur in assenza di univoci elementi di relazione tra il fenomeno in questione e la criminalità organizzata, il clima di diffusa illegalità può inizialmente costituire per i giovani una spinta alla ricerca di un’auto-affermazione tramite condotte illecite che, in un secondo momento, potrebbero anche rappresentare un motivo di attrazione verso il circuito criminale camorrista

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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