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martedì, Aprile 23, 2024
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Operaio morto nel cantiere della Metro a Napoli, Luigi lascia moglie e due figli

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Si chiamava Luigi Manfuso l’operaio 59enne morto mentre lavorava nel cantiere della Metro Linea 1. Ieri la tragedia si è consumata alla stazione Tribunale, al Centro Direzionale. Secondo le prime indiscrezioni il lavoratore sarebbe caduto in un fossato e deceduto in ospedale per le ferite riportate. Le dinamiche di quanto accaduto sono al vaglio dell’autorità giudiziaria. Originario di Gragnano, Luigi Manfuso lascia moglie e due figli.

L’accaduto è stato denunciato Massimo Sannino, sindacalista della Filca Cisl Campania, il sindacato dei lavoratori edili. La stazione Tribunale della Linea 1 è la fermata di intermezzo tra il Centro Direzionale e Poggioreale. Attualmente sono tutte ancora in costruzione, nell’ambito del progetto di estensione della linea ferroviaria metropolitana fino all’aeroporto di Capodichino.

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«Le brave persone ci lasciano Sempre… Sarà sempre vivo il tuo ricordo, nei cuori dei veri GRAGNANESI», si legge in uno dei tanti post dedicato a Luigi Manfuso su Facebook.

Morte Luigi Manfuso, la nota del segretario generale della Fillea Cgil di Napoli Giovanni Passaro

«Un nuovo incidente mortale è avvenuto nel cantiere della linea 1 della Metropolitana, nel tratto compreso tra il Centro Direzionale e Capodichino. A morire di lavoro, Luigi Manfuso, 59 anni, dipendente della società Icm per conto di Metropolitana di Napoli. Luigi lascia due figli e la moglie». A dare la notizia è, in una nota, il segretario generale della Fillea Cgil di Napoli, Giovanni Passaro, che aggiunge: «Non possiamo chiamarle disgrazie, è urgente rimettere mano alla legislazione nazionale sul lavoro, introducendo il reato di ‘omicidio colposò e riaprire una stagione contrattuale che recuperi un maggiore potere di controllo e contrattazione sull’organizzazione nei luoghi di lavoro».

«Di fronte all’ennesima morte sul lavoroafferma Passarosi solleveranno sempre le solite grida di indignazione e di denuncia. Le stesse che ascoltiamo ad ogni infortunio mortale, ormai una media di tre al giorno. Indignazione necessaria e ampiamente motivata, ma non sufficiente. È invece urgente intervenire sulle cause che stanno alla base di questi tragici infortuni».

«Fuori da ogni scrupolo, è bene secondo Passaro non sottovalutare la propensione delle imprese a ridurre i costi, a risparmiare sulla sicurezza, a spingere fino ai limiti irraggiungibili i ritmi di lavoro». «La sempre maggiore ricattabilità della forza lavoro, assieme alle responsabilità delle imprese nel ridurre i costi per la sicurezza conclude Passarostanno alla base di questa micidiale impennata di infortuni mortali». 

 

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