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«Marco Di Lauro chiese la testa di Cangiano», il tradimento del ras fu la sua condanna a morte

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Nunzio Cangiano doveva morire perchè si era ‘girato’. Nunzio Cangiano aveva abbandonato la casa madre, i Di Lauro, per aderire al fronte scissionista. E’ questa la storia di uno degli omicidi più significativi della faida, episodio che vede direttamente coinvolto Marco Di Lauro indicato dai collaboratori di giustizia come il mandante di quel delitto (omicidio per il quale recentemente la Cassazione ha cancellato l’ergastolo nei confronti di Marco Di Lauro, ndr).

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Significative a tal riguardo le parole di Carlo Capasso, all’epoca baby killer della cosca di via Cupa dell’Arco prima di divenire collaboratore di giustizia. «Mi ricordo che il primo giugno del 2007 Nunzio Cangiano, insieme ad un ‘altra persona, che all’epoca dei fatti era un nostro affiliato, diciamo affiliato al clan Di Lauro, ammazzò Antonio Silvestri e si mise con gli Amato-Pagano. Per questo omicidio Marco Di Lauro ci convocò sulla casa di Gennaro Vizzaccaro e parlava di questo omicidio che Nunzio Cangiano aveva commesso e diceva che Nunzio Cangiano doveva essere ammazzato, perché diciamo a lui questo omicidio non ci era andato molto già perché Nunzio Cangiano l’aveva fatto quando era ancora nostro affiliato e lui diceva che la notte per colpa di questa cosa non dormiva. Ci disse che dovevamo ammazzare Nunzio Cangiano. Eravamo io, Talotti Nunzio, Mario Buono, Raffaele Musolina. Ci spiegò questa cosa e ci disse dimetterci ali Opera per cercare il Nunzio Cangiano». Fu quello l’antefatto dell’omicidio che poi fu consumato al Magic World di Licola.

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