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sabato, Giugno 29, 2024
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Nel 1998 il battesimo dell’Alleanza di Secondigliano, il nome fu coniato dalle forze dell’ordine

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E’ il 1998 quando la locuzione ‘Alleanza di Secondigliano’ entra a far parte per la prima volta nel lessico criminale. Dopo 26 anni l’associazione camorristica che comprende i 3 clan federati Contini-Licciardi e Mallardo è ancora, insieme ai Mazzarella, la più potente di Napoli. I 3 clan hanno vissuto nel corso degli anni momenti di difficoltà a causa di arresti e guerre trasversali con altre cosche, ma mai hanno perso quel mutuo soccorso sia economico che criminale che ha consentito di resistere ai terremoti criminali e fibrillazioni, tipici dello scenario camorristico napoletano.

Questo è stato reso possibile soprattutto grazie all’abilità dei vertici Maria e Pietro Licciardi Pietro, Contini Eduardo, Patrizio Bosti ed i fratelli Giuseppe e Francesco Mallardo di interscambiarsi anche i ruoli. Tornando all’origine del nome ‘Alleanza di Secondigliano’, come riporta l’ultima ordinanza sulla presunta infiltrazione del clan Contini nell’ospedale San Giovanni Bosco, sarebbe stato usato, per la prima volta, in una comunicazione di notizia di reato della Polizia di Stato del 1998 in un primo momento, negli atti investigativi e che sia stata mutuata e diffusa dai mezzi di comunicazione di massa.

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L’espressione “Alleanza di Secondigliano” descrive efficacemente lo stretto legame esistente tra le organizzazioni criminali, attive in zone diverse della città di Napoli, talvolta limitrofe, i cui principali esponenti sovente sono legati anche da vincoli di parentela. Nel corso degli anni le indagini, compendiate da intercettazioni ambientali e telefoniche e da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno evidenziato una serie di costanti e reiterati contatti tra persone ricondotte a diversi gruppi, operanti in zone distinte, sovente tese all’organizzazione comune di determinate azioni delinquenziali. Ad esempio c’è stato un momento in cui sono stati i Contini ed i Licciardi a comandare a Giugliano o quando, per esempio fu Francesco Mallardo, mentre era ai domiciliari a Sulmona, a prendere le redini del clan Contini. 

I giudici, per la loro struttura, hanno paragonato l’Alleanza di Secondigliano ai Casalesi e Cosa Nostra siciliana, con riferimento alla mafia nei rapporti tra cupola e mandamenti. Ed invero, la Commissione provinciale, quale organismo di vertice, è composto dai capi mandamento ed è organo deputato ad assumere le decisioni di maggiore rilievo. Quella stesse tendenza al sinecismo (unione di varie organizzazioni criminali in un’unica struttura organizzativa) che rinveniamo anche con riferimento ai nostri clan campani è espressione di quella esigenza di accentramento di potere in capo ai vertici, rispetto a realtà giuridiche che, pur mantenendo la loro autonomìa, sono sussunte sotto l’organo di vertice quando il tipo di decisione, il momento di fibrillazione e il contesto storico lo richiedono.

 

 

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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