Ancora un grave episodio di violenza all’interno di un istituto penitenziario della Campania. Questa volta i riflettori si accendono sul carcere di Aversa, dove nella serata di lunedì un infermiere è stato aggredito da un detenuto nel Reparto VIII. A denunciarlo è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), per voce del vicesegretario regionale per la Campania, Raffaele Munno.
Secondo quanto riportato dal sindacalista, l’aggressione si è verificata poco prima della chiusura delle celle, alle ore 21. Un internato, pretendendo una terapia che riteneva gli spettasse nel pomeriggio, ha colpito l’infermiere con uno schiaffo al volto dopo il rifiuto di somministrargliela.
Munno sottolinea con preoccupazione l’estrema carenza di personale nel penitenziario: “In tutto il carcere erano in servizio solamente cinque poliziotti, ciascuno con più compiti assegnati. La sicurezza è ormai un concetto astratto”. Il sindacalista denuncia turni massacranti da otto ore e postazioni accorpate, con più reparti gestiti contemporaneamente e senza adeguate misure di sicurezza. “Aversa è un carcere piccolo, e per questo la carenza di personale si avverte ancora di più. Quando vengono trasferiti detenuti problematici, promotori di rivolte, la situazione diventa ingestibile”, aggiunge.
Parole dure anche da parte di Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri – tra suicidi, aggressioni, risse, evasioni – è di inaudita gravità. È il risultato dello smantellamento delle politiche di sicurezza penitenziaria attuato negli anni passati”.
Capece punta il dito contro misure come la vigilanza dinamica e il regime aperto, che a suo avviso hanno contribuito ad annientare la sicurezza interna. “Abbiamo quasi 20.000 detenuti stranieri su un totale di oltre 62.000 presenze. Serve un’azione politica urgente e concreta: la rimozione delle sentinelle dalle mura di cinta, il blocco dei fondi per i sistemi di sorveglianza e la cronica carenza di agenti sono scelte che hanno favorito l’attuale caos”.
Il SAPPE lancia un appello affinché si riparta proprio da episodi come quello di Aversa per invertire la rotta. “L’affettività in carcere non può essere una priorità quando ogni giorno siamo di fronte a eventi critici e continui. Serve sicurezza, serve personale, serve una politica che non volti le spalle alla realtà delle carceri italiane”, conclude Capece.