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venerdì, Giugno 21, 2024
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“Parcheggio e mensa in mano al clan Contini, medici a disposizione”, le rivelazioni del pentito di Caivano

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“All’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli comandavano i Contini. Il parcheggio era loro, mi dissero che controllavano anche la mensa e lo spaccio all’interno dell’ospedale”. È quanto emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Iuorio, ex affiliato al clan Sautto-Ciccarelli del Parco Verde di Caivano, che ha raccontato agli inquirenti l’episodio del 2018, quando rimase gravemente ferita in un incidente stradale una donna parente del boss Sautto. In quella occasione, quelli del Parco Verde si rivolsero ai Contini, e in particolare a Carmine Botta, per avere un occhio di riguardo. “Non pagavamo il parcheggio e, quando entravamo nel reparto, i medici si mettevano a disposizione, ci davano i camici e ci facevano entrare anche in terapia intensiva” ha riferito il pentito Iuorio.

Nel blitz di questa mattina, i carabinieri hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Ciro Aieta, Carmine Botta, Giuseppe Buccelli, Gennaro De Luca, Gaetano Esposito, Luigi Perrotta e Domenico Scutto, mentre ai domiciliari sono finiti Eugenio Finizio, Raffaele Schiano e Luca Botta. Attualmente irreperibile un 45enne, ritenuto tra i cassieri del clan Contini.

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Ospedale nelle mani del clan, già al centro di indagini nel 2019

Gli arresti – undici in tutto – e il sequestro dei carabinieri eseguiti stamani a Napoli nell’ambito di un blitz anticamorra coordinato dalla Dda partenopea sono frutto di una indagine avviata nel dicembre 2021 che ha consentito di disegnare la struttura verticistica del “clan Contini”, a cui era demandata la gestione e le scelte strategiche ed economiche dell’organizzazione malavitosa.
Già nel 2019 il clan Contini era finito al centro di una maxi operazione che coinvolse l’intera Alleanza di Secondigliano, e cioé anche le famiglie Licciardi e Mallardo, durante la quale vennero notificate da Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza e Dia ben 126 misure cautelari (89 in carcere e 36 ai domiciliari e un divieto di dimora in Campania) insieme con un sequestro di beni in tutt’Italia da 130 milioni di euro.
Gli investigatori sono riusciti a delineare anche i rapporti con gli altri clan della galassia criminale partenopea.
Il clan aveva anche fittiziamente intestato due società di noleggio auto a dei prestanome appositamente reclutati e pagati per eludere a eventuali provvedimenti di sequestro.
L’inchiesta ha infine restituito l’allarmante quadro già emerso nel 2019 in relazione all’ospedale San Giovanni Bosco dove il clan ancora condizionava la gestione funzionale della struttura ospedaliera che cade nell’area di influenza dell’organizzazione criminale.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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