mercoledì, Luglio 23, 2025
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Pizzo sui gadget della festa Scudetto, il clan Troncone verso le condanne

La Procura non perde tempo e punta alla condanna dei Troncone di Fuorigrotta nell’inchiesta sul pizzo dei gadget per la festa scudetto del Napoli e sul contrabbando di sigarette. Ieri il processo per il gruppo di via Caio Duilio è entrato nel vivo con la requisitoria del pubblico ministero Salvatore Visco, ha chiesto 9 anni per il boss Vitale Troncone, 9 per Luigi Troncone, sette per il figlio di Vitale, Giuseppe Troncone e 6 per il sodale Benito Divano. Spetterà adesso al collegio difensivo provare a ridimensionare le pene (composto dagli avvocati Antonio Abet, Andrea Lucchetta e Nicola Pomponio).

Pizzo all’ambulante sulla festa Scudetto

Il blitz scattò nel gennaio scorso: al centro dell’inchiesta le minacce subite da un ambulante e una ‘convocazione’ al cospetto dei vertici del clan all’esterno dei giardinetti di Fuorigrotta. La vittima ha precisato che circa 6-7 mesi prima aveva dovuto sottostare ai quantitativi impostigli dai Troncone, essendo stato costretto, mediante minaccia, ad acquistare un quantitativo di sigarette nettamente superiore rispetto a quelle che erano le sue capacità di immetterlo nel mercato e per un prezzo decisamente più elevato: “In un primo momento mi imposero la vendita in maniera pacifica e poi con minacce ed imposizioni perché Troncone Vitale diceva che a Fuorigrotta stavano loro e comandavano loro e quindi devi fare quello che diciamo noi”. Io non volevo accettare le loro imposizioni, ma conoscendo la fama di malavitosi dei Troncone ho dovuto subire ed accettare. Secondo Vitale Troncone prima avevo accettato di pagare il clan della 99 ed ora dovevano “mangiare loro”.

“Mi manda lo zio!”

Nel marzo 2023, era stato avvicinato da Troncone Vitale e e Luigi, i quali gli avevano imposto, tramite Divano Benito, l’approvvigionamento di un grosso quantitativo settimanale di sigarette, ad un prezzo maggiorato, pretendendo la riscossione del dovuto ogni sabato della settimana: “Mi hanno chiesto informazioni sul mio giro di affari del contrabbando delle sigarette. Dopo circa una settimana poi, si è presentato sotto casa mia un mio conoscente, tale Divano Benito, il quale mi ha proferito testuali parole ‘Mi manda lo Zio!’ Da questo momento devi prendere le sigarette da loro e per i pagamenti passerò il sabato”. La situazione si era complicata ulteriormente quando l’uomo era stato arrestato nell’ottobre del 2023 con l’accusa appunto di contrabbando perché trovato in possesso di 125 stecche di sigarette consegnategli da Benito Divano, tabacchi poi finiti sotto sequestro. Il clan a quel punto pretendeva il pagamento della quota e dopo uno scontro verbale tra lo stesso Divano e la vittima aveva preteso un incontro di chiarimento presso i giardini di via Cerlone.

“Non potevo rifiutare”

Un incontro drammatico descritto dall’ambulante nei minimi dettagli agli inquirenti: “Sono stato avvicinato da ….. per un incontro. Preciso che è conosciuto in zona in quanto esponente del clan Troncone e dunque non potendomi rifiutare a questa richiesta io e mia moglie lo abbiamo seguito con la nostra auto e siamo giunti in via Cerlone dove, poco più avanti del civico 50, Vitale Troncone, Giuseppe Troncone e Luigi Troncone erano nascosti dietro ad un muretto dei giardinetti e giunto sul posto mi ha indicato di raggiungerli mentre lui si è messo in una posizione defilata a mo’ di vedetta, atteggiamento tipico di chì è posto alla guardia dell’arrivo delle forze dell’ordine. A questo punto Troncone Vitale ha voluto avere delucidazioni riguardo all’episodio del mio arresto, precisandomi con toni imperativi che gli avrei dovuto dare i soldi della fornitura delle sigarette. Contemporaneamente Troncone Luigi mi diceva che dovevo pagare anche la nuova fornitura”.