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Racket a Giugliano, il pentito Caracallo ‘si canta’ tutti: “Così funziona il sistema, mi rubai i soldi e fui picchiato”

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Ha raccontato ai carabinieri di Giugliano ed alla Procura antimafia come funziona il sistema delle estorsioni a Giugliano avendo partecipato in prima persona alla banda che si occupava di imporre il racket sul territorio. E’ il pentito del clan Mallardo Filippo Caracallo, nell’interrogatorio risalente all’aprile 2018,a fare nomi e cognomi. “Due o tre mesi fa (quindi verso gennaio-febbraio 2018, ndr) ho commesso un’estorsione ai danni del proprietario di un appartamento dove erano in corso dei lavori di ristrutturazione in via San Vito, e un’altra estorsione presso un cantiere edile nella zona Madonna delle Grazie, dove pure sì stavano svolgendo lavori di ristrutturazione. Entrambe le estorsioni le ho commesse insieme a …omissis… per conto del clan Mallardo, attualmente gestito da …omissis… I proventi delle estorsioni li avremmo dovuti consegnare a …omissis… Quando abbiamo fatto le estorsioni, ci siamo presentati come “i compagni di Giugliano”, come facciamo sempre. Nella prima estorsione abbiamo preso C 1.500, materialmente intascati da me, nella seconda abbiamo preso € 2.500. Di questi e 2.500, i primi e 1.500 furono intascati dal omissis mentre i restanti 1000 euro furono consegnati a me. I soldi ci furono consegnati qualche giorno dopo aver fatto la richiesta estorsiva. La somma di e 1.500 provento della prima estorsione l’abbiamo consegnata a omissis… Per la seconda estorsione, invece, i primi  1500 euro, che ci furono consegnati quale prima tranche, li portammo a omissis poi io da solo andai a prendere i restanti 1.000, che tenni per me e non consegnai a omìssìs, il quale non era al corrente inizialmente che io mi ero intascato i 1000 euro, ma l’ha saputo in seguito”. Questo il racconto di Caracallo il quale poi precisa che una settimana dopo fu convocato sul Selcione e picchiato. “Mi convocò sul Selcione nei pressi di una pompa di benzina, all’interno di un palazzo, mi hanno picchiato e minacciato, dicendomi che non doveva più accadere una cosa del genere, ossia che io mi ero appropriato dei proventi di un’estorsione. Mi picchiarono con schiaffi e pugni e mi minacciarono di morte”. Caracallo fu scoperto perché la vittima dell’estorsione disse che dopo di lui era passato un altro esponente del clan per ritirare la seconda tranche dell’estorsione e che lui gli disse di aver già pagato a Caracallo.

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