Home Cronaca Racket alla Maddalena, pugno duro della Procura contro i Mazzarella

Racket alla Maddalena, pugno duro della Procura contro i Mazzarella

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Niente sconti. Anzi. Quella che si profila per i ‘nuovi Mazzarella’ è una vera e propria stangata. Nei giorni scorsi infatti il pubblico ministero della Dada ha invocato pene severissime per il gruppo che, fino a qualche tempo fa, teneva sotto scacco la Maddalena e  Forcella. L’operazione risale allo scorso dicembre (leggi qui l’articolo precedente) quando furono arrestate 25 persone: la complessa attività investigativa, coordinata dalla Dda, è stata eseguita, dal 2018 al 2021, dalla Squadra Mobile di Napoli e dal Commissariato Vicaria, anche attraverso monitoraggi tecnici. In quell’occasione fu scoperta una serie di episodi del gruppo impegnato per lo più in una diffusa attività estorsiva esercitata ai danni dei commercianti ambulanti presenti nella zona di piazza Mancini e nelle strade limitrofe. Tra le pene più severe invocate spicca quella per il capoclan Massimo Ferraiuolo detto ‘Mortadella’ e per Alberto Virente che rischiano vent’anni di carcere.

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Le richieste di condanna per i Mazzarella

Riguardo le altre condanne richieste dal pubblico ministero Antonella Fratello nel processo che si sta svolgendo con rito abbreviato vi sono 18 anni per Salvatore Ferraiuolo,  12 anni per Antonietta Virenti, 10 per Maurizio Virente, 20 per Giovanna Romaniello, 15 per Gaetano Gemei, 10 per Ciro Garofalo, 10 anni Enzo Barattolo, 16 anni Gennaro Cappuccio, 12 anni Alessandro Bilotti, 10 anni Antonio D’Andrea, 10 anni Gaetano Della Porta, 15 anni Salvatore Ricciardi, 10 anni Daniele Riccio, 10 anni Pietro De Filippis, 6 anni Rosaria Liguori, 15 anni Pasquale Salvia, 10 anni Francesco Cecero. L’inchiesta ruota intorno alla figura di Massimo Ferraiuolo, nipote del boss Raffaele Stolder e cognato di Carmine Giuliano ’o lione, che dopo una lunga condanna era tornato nel quartiere organizzando il suo gruppo grazie anche all’appoggio di Antonietta Virenti, vedova del boss Vincenzo Mazzarella e madre di Michele, indicato come l’attuale reggente del gruppo. Fondamentale per gli arresti si è rivelato l’uso delle intercettazioni telefoniche e la visione delle immagini captate dagli impianti di videosorveglianza. Dalla lettura delle carte dell’inchiesta purtroppo è emerso che un solo cittadino straniero ha denunciato le estorsioni subite a fronte dei 200 venditori ambulanti taglieggiati.

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