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Racket del clan Mallardo, interrogato l’imprenditore Luigi Vitiello: “Non sono colluso con la camorra”

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E’ indagato nel processo contro il clan Mallardo, ma ha reso dichiarazioni rivelatorie sulla cosca giuglianese nel corso di un’udienza in cui è stato interrogato. L’imprenditore Luigi Vitiello ha risposto, nel corso procedimento in corso contro Domenico Pirozzi, Mimì o’ pesante, noto esponente del clan Mallardo, a diverse domande del giudice Dott.ssa Nicoletta Campanaro e del Pm della DDA Dott.ssa Antonella Serio. Vitiello, noto imprenditore edile, racconta di essere stato vittima della cosca e di aver denunciato le estorsioni subite. Infine nega di essere un imprenditore colluso con la camorra. In questo procedimento Vitiello è accusato di aver chiesto l’aiuto del ras del clan Mallardo Francesco Mallardo detto ‘o marmular per un recupero crediti di 15mila euro da un altro soggetto. Inoltre ci sono altri capi di imputazione nei suoi confronti.

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Rispondendo alle domande del giudice, Vitiello racconta i suoi legami con Mallardo ‘o marmular: “Conosco Francesco Mallardo da quando io avevo 10 anni perché, praticamente, lui lo chiamano il “Marmularo” perché effettivamente vende marmo, essendo che l’attività di famiglia da cinquant’anni facciamo gli imprenditori, da mio padre, mio zio, diciamo, un po’ tutta la famiglia, e quindi, praticamente, io mi ricordo che tenevo 10-12 anni quando andavamo a casa dove abita Mallardo Francesco. Io l’ho conosciuto che era  incensurato, poi dopo ho letto dai giornali, va be’, sapevo, diciamo, che lui aveva una vita un poco… però, cioè, le cose si sanno, diciamo, in giro per il paese. Io non ho dato nessun mandato a Francesco Mallardo di andare da questo, si evince anche dalle carte che è omissis che gli chiede questa cosa, che poi alla fine gli voleva fare un regalo, io ho dato il consiglio, come una questione personale, e addirittura io mi dissi: “Guarda, non ti preoccupare, poi parlo io con Francesco”, perché io nel frattempo a Francesco gli avevo fatto fare un lavoro di marmo. A questo Francesco lo conosco  ma non l’ho mai frequentato. Veniva a chiedere i soldi quando sono tornato a Giugliano”. 

Quindi secondo il racconto di Vitiello, Francesco Mallardo detto ‘o marmular avrebbe aiutato questo soggetto (amico e mezzo parente di Vitiello) a recuperare un credito e questo per ringraziaro avrebbe dato a Mallardo un compenso a titolo di “regalo” per il favore fatto e non come ‘tangente’ in quanto esponente del clan”.

A questo punto il giudice interviene chiedendo a Vitiello perché chiedesse in varie occasioni a Francesco Mallardo di fare degli sconti o rateizzazioni su presunte richieste estorsive effettuate a persone di sua conoscenza. Vitiello si difende dicendo che i soldi di cui parlava era per i lavori fatti: “io volevo aiutare…omissis..a non fargli sapere l’importo preciso per fargli estorcere più soldi, quindi lo avevo avvisato, “Lui dice così, ti dice proprio queste
testuali parole, e tu svia…”.

Vitiello poi rivela le estorsioni subite da altri esponenti del clan Mallardo, come Francesco Vitiello ‘o Cavallo e Domenico Pirozzi, Mimi ‘o Pesante.

Riguardo all’accusa di essere un imprenditore colluso con la camorra, Vitiello risponde: “Che brutta parola, Giudice, veramente, che brutta parola”. 

Sulla presunta conoscenza con Maria Licciardi, Vitiello dice di averla incontrata una volta sola: “Maria Licciardi l’ho conosciuta una volta…prima non l’avevo mai vista. lei non mi chiese nulla della Birreria, mi disse semplicemente una cosa, disse: “Scusami, io ti volevo
chiedere una cortesia, ma le attività che stanno dentro al centro commerciale la Birreria,
c’è la possibilità di prendere un tabacchi, un bar, che mi metti in contatto con questi?”,
dissi: “Guarda, ma io non sono il proprietario, io sono solo il costruttore, arrivederci e
grazie”.

Inchiesta su racket, camorra e cemento a Giugliano: scarcerato l’imprenditore Luigi Vitiello

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