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Raid alla Sanità per l’insulto al boss: “Non conti più niente, meglio che non ti fai vedere”

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C’è una legge non scritta nella camorra: mai disonorare un padrino o metterne in dubbio l’autorità. In qualsiasi caso. E’ questo lo scenario entro cui matura il raid presso il bar Romeo ai Vergini, rione Sanità; una spedizione punitiva che porterà all’arresto di Salvatore Savarese, boss dell’omonimo gruppo dei Cristallini, di suo nipote Marco (figlio di suo fratello Mario) e di Ferdinando Mansueto (poi scarcerato dal gip su richiesta dell’avvocato Domenico Dello Iacono perché Ferdinando Mansueto somiglia alla persona immortalata dalle telecamere che non presenta tatuaggi a differenza di Mansueto) Arresti eseguiti dai carabinieri della compagnia Stella, diretti dal capitano Francesco Cinnirella, che hanno dato esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. A scatenare la violenza degli uomini del clan una questione d’onore, una ‘mancanza di rispetto’ dovuta ad un intervento degli uomini del gruppo criminale in una vicenda di natura privata che non sarebbe piaciuta ad un parente della vittima.

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Nelle fasi più accese del diverbio l’uomo avrebbe rivolto a Savarese parole considerate disonorevoli: «Non vali più niente, è meglio che qui non ti fai più vedere». Sarebbe stata questa la ‘miccia esplosiva’ che avrebbe portato Savarese ad ordinare il rais assistendo ‘in presa diretta’ alla violenza portata nell’esercizio commerciale da Marco Savarese e da Mansueto.

 

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