Home Cronaca Risse e accoltellamenti a Napoli, il prefetto: “Colpa del disagio sociale”

Risse e accoltellamenti a Napoli, il prefetto: “Colpa del disagio sociale”

Risse e accoltellamenti a Napoli, il prefetto Colpa del disagio sociale
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L’accoltellamento di due giovani a Marechiaro e la rissa a Posillipo dinanzi ai bambini di domenica scorsa, «sono due episodi che non riguardano la movida di Napoli ma fanno parte di un contesto più ampio. È il disagio sociale che fa nascere queste cose». A dirlo, questa mattina, il prefetto di Napoli Claudio Palomba incontrando i giornalisti a margine della firma dell’accordo Quadro per la prevenzione degli incendi in Campania.

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Secondo Palomba, «se una persona ne ferisce un’altra con un coltello, non so sino a che punto sia soltanto un problema di ordine pubblico. Evidentemente dobbiamo interrogarci anche sotto altri profili, cosa che stiamo facendo anche grazie al grosso contributo che il nostro arcivescovo sta dando. Abbiamo cominciato già da tempo e proseguiremo non solo con strumenti come il controllo delle forze dell’ordine, ma anche a livello sociale. È un lavoro che richiede tempo ma che darà i suoi frutti». Il prefetto, fra le altre cose, si riferisce alla firma del patto educativo di venerdì scorso attraverso il quale il Ministero dell’Istruzione destina 41,1 milioni di euro a 217 istituzioni scolastiche dell’area metropolitana di Napoli (78 di queste nel Comune di Napoli per una spesa di 14,8 milioni).

Nel frattempo, però, la gente ha paura e chiede risposte. «Se vedete, noi abbiamo dislocato al Liceo Umberto I di Napoli dei militari – risponde il prefetto Palomba – stiamo lavorando sull’aumento della videosorveglianza, cominciato un tour nelle varie Municipalità di Napoli per capire quali strumenti di sicurezza sia meglio adottare e intrapreso un dialogo, insieme al sindaco Gaetano Manfredi, con le associazioni di categoria». Palomba in tal senso ricorda anche il prossimo inizio della sorveglianza privata alla Galleria Umberto I spesso oggetto di azioni vandaliche.

Basta Buonismo

Dure le parole sugli ultimi episodi di cronaca del presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. «Io sono per avere il polso fermo nei confronti di chi, anche giovanissimo, delinque perché siamo arrivati a un punto davvero non più tollerabile». La posizione del governatore è netta. «È evidente – rafforza il concetto De Luca – che bisogna fare un lavoro a 360 gradi nelle scuole, nei quartieri, nelle famiglie. Ma c’è anche bisogno di non avere buonismo. Io sono convinto che oggi un ragazzo di 16-17 anni sa benissimo che cosa sia il bene e cosa sia il male, cosa significhi rispettarsi e cosa significano atti di bullismo e di aggressione».

De Luca non si ferma qui e anzi rilancia allargando il ragionamento. «Il fenomeno delle baby gang e della microdelinquenza è di carattere generale e riguarda tutte le aree urbane». Però «Italia c’è una perdita del principio di autorità. Siamo arrivati a un punto in cui ragazzi di 16-18 anni si rifiutano di esibire i documenti quando vengono fermati da una pattuglia della polizia o dei carabinieri. Questo fa capire a che punto di perdita di regole siamo arrivati».

Anche la Regione Campania ha firmato il patto educativo pochi giorni fa voluto dall’arcivescovo metropolita Mimmo Battaglia. Per il governatore quanto stabilito in quel documento «sicuramente non basta. Noi – dice ancora De Luca – investiamo da 5 anni oramai risorse imponenti in un progetto come “Scuola Viva’’ , che serve a tenere aperte le scuole di pomeriggio. Garantiamo a 480 a scuole della Campania attività pomeridiane con i ragazzi che fanno formazione, progetti di ceramica, organizzazione musicale, teatrale. Cerchiamo di tenere anche le famiglie dentro le scuole perché socializzino. In alcuni quartieri, a volte, abbiamo ragazzi con i genitori entrambi detenuti. Stiamo facendo di tutto per il lavoro di accompagnamento che è sicuramente prezioso. Però si arriva a un punto in cui devono intervenire i carabinieri, senza tanti fronzoli».

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