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Ritorsione contro un carabiniere, così il clan Mallardo preparava la vendetta: volevano picchiarlo per fermare le indagini

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Preoccupati dalle indagini che stava svolgendo progettavano di appostarsi davanti l’abitazione di un carabiniere per scoraggiarlo con le botte: era diventato un “obiettivo sensibile”, una vera e propria spina nel fianco del clan Mallardo, uno dei militari dell’arma impegnati nelle indagini coordinate dalla DDA di Napoli sull’organizzazione malavitosa di Giugliano, componente l’Alleanza di Secondigliano insieme con i clan Licciardi e Contini.

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Si tratta di un sottufficiale dei carabinieri in forza alla compagnia di Giugliano in Campania diventato, suo malgrado, l’argomento centrale di un’intercettazione “ambientale” captata dai carabinieri della locale compagnia, coordinata dal capitano Andrea Coratza, durante l’attività investigativa.

La conversazione, che vede tra gli interlocutori diversi soggetti ritenuti legati al clan Mallardo, è stato uno dei motivi per i quali oggi è stato disposto ed eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura di Napoli, a carico di nove persone (tra cui un elemento di spicco del clan) accusate, a vario titolo, di estorsione, consumata o tentata, detenzione e porto illegale di armi comuni di sparo, aggravati dalle finalità e modalità mafiose. 

Colpo al clan Mallardo, preso anche boss appena scarcerato: intimidazioni ai carabinieri

Le indagini hanno permesso di dimostrare la piena operatività del clan camorristico “Mallardo”, attivo nella città di Giugliano e facente parte dell’Alleanza di Secondigliano, cartello che aggrega i gruppi criminali insediati in un’ampia porzione del territorio metropolitano di Napoli. In particolare, le approfondite fasi investigative hanno consentito di evidenziare la presenza di un’articolazione del sodalizio criminale operativa specificatamente sulla fascia costiera della cittadina, in possesso di armi comuni da sparo e dedita, principalmente, alle estorsioni ai danni di imprenditori edili, concessionari di auto, ristoratori, nonché all’imposizione nel conferimento degli oli esausti ai commercianti della zona e all’attività di riscossione e recupero dei crediti.

Sono 15 gli episodi contestati e tra gli arrestati figura anche Michele Di Nardo, considerato esponente di rilievo del clan e di recente scarcerato. Durante le attività di investigazione è emersa la volontà di alcuni degli indagati di porre in essere azioni intimidatorie nei confronti dei carabinieri impegnati nelle indagini.

 

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