Continuano ad emergere dettagli sulla vicenda legata al sequestro lampo del 15enne Mattia Maddaluno, avvenuto nella mattinata di martedì scorso a San Giorgio a Cremano mentre il ragazzo stava andando a scuola.
Subito dopo essere stato liberato dai suoi rapitori, il giovane è stato ascoltato dagli inquirenti, accudito dal padre e dal penalista Michele Rullo. Descrivendo il modus operandi del rapimento e alcuni, importantissimi dettagli che hanno permesso di inchiodare poi il 24enne Antonio Pacheco Amaral de Oliveira, che verrà fermato con l’accusa di sequestro di persona a scopo estorsivo, aggravato dal metodo mafioso, in concorso con soggetti non ancora identificati.
Sequestro lampo a San Giorgio a Cremano, il 24enne fermato è stato un dipendente del papà del 15enne
Alto e di stazza corpulenta, Amaral è stato inchiodato dalle indagini tecniche della polizia nonché, come anticipato, da alcuni dettagli importantissimi rilasciati da Mattia al momento dell’interrogatorio. Queste le sue parole: “Ero sdraiato in auto, ho visto quello che mi aveva afferrato che si sedeva spingendo il sedile anteriore fino alla fine, perché era troppo grosso”.
Rapimento di Mattia a San Giorgio, spunta il video del furgone
Poi agli atti ci sono anche altri particolari: come rivelato dal giovane, i due rapitori iniziali erano vestiti di nero e avevano sul volto una maschera da persone anziane, vecchie. Dopo averlo portato via, hanno poi effettuato una sorta di staffetta, lasciando il furgoncino per muoversi con un’altra vettura. Un’auto meno vistosa del furgoncino e al riparo dalle segnalazioni dei primi testimoni.
La staffetta sarebbe avvenuta in una zona di confine tra San Giorgio e il quartiere della periferia orientale di Barra, a ridosso di via San Martino, che conferma un dato su tutti: ad entrare in azione una banda composta da diversi elementi, tutti con uno specifico ruolo.
Tornando ad Amaral, le indagini condotte dal primo dirigente della squadra mobile Giovanni Leuci, sotto il coordinamento del pm Henry John Woodcock, hanno permesso di far emergere che il 24enne aveva lavorato in passato presso un autolavaggio di proprietà della famiglia del ragazzo. Quindi, avendo frequentato più volte quel posto per motivi di lavoro, doveva aver visto più volte Mattia ed essersi fatto un’idea ben precisa della sua famiglia. Nella gestazione del piano, quindi, il 15enne doveva costituire l’aggancio perfetto per riuscire ad ottenere ciò che cercavano.
I rapitori hanno chiesto il riscatto alla famiglia attraverso Whatsapp
Quindi, il rapimento. Quando lo hanno trascinato all’interno del furgone, gli hanno messo alla testa un sacco nero, tipo cover per il casco da motociclista. Un sacco di nylon nero chiuso alla gola, che ha consentito alla giovane vittima di respirare, senza però vedere nulla.
Poi lo hanno portato in un appartamento, all’interno di una stanza, dove è rimasto seduto per ore con le mani legate. Durante il trascorrere delle ore, era iniziato e andava avanti la trattativa con la famiglia tramite WhatsApp per il riscatto, affinché il giovane fosse poi liberato.
Un milione e mezzo la richiesta dei rapitori. Al momento del sequestro, il papà di Mattia era in palestra e, quando ha visto arrivare il messaggio, aveva pensato inizialmente ad una fake news, di quelle che ultimamente sono solite girare sulla nota app di messaggistica. Quando poi ha telefonato presso la scuola per sapere se il figlio fosse effettivamente arrivato, alla risposta negativa ricevuta dall’altra parte della cornetta è partito l’incubo.
“Se chiami le forze dell’ordine non vedrai più tuo figlio, se vuoi liberarlo devi portarci i soldi”, avevano intimato i rapitori al padre ad un certo punto. Nelle stesse ore, grazie a indagini tecniche della Mobile, i banditi hanno capito di essere stati circondati e hanno liberato il ragazzo. Aveva ancora le mani giunte e legate.
Il luogo del sequestro era a Licola, vicino allo sbocco della tangenziale. Qui Mattia ha chiesto aiuto a un rider di passaggio per poter telefonare al padre. Quindi l’abbraccio e la fine della grande paura. Dopo il primo fermo, la caccia ai complici va avanti.