L’ormai ex sindaco di Sorrento, Massimo Coppola, usava un’associazione culturale come un bancomat personale. È uno dei dettagli più sconcertanti emersi dall’inchiesta della Guardia di Finanza che ha portato ieri all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare tra carcere e domiciliari. Tra questi anche l’ex primo cittadino, già detenuto in carcere dallo scorso maggio ed accusato di aver messo in piedi un vero e proprio “sistema corruttivo” per pilotare appalti pubblici e intascare tangenti.
Secondo quanto accertato dalla Compagnia delle Fiamme Gialle di Massa Lubrense, il sindaco avrebbe utilizzato un’associazione formalmente senza fini di lucro, “La Fenice”, come veicolo per intascare fondi pubblici erogati dal Comune e destinarli a spese del tutto private. Orologi, abiti firmati, soggiorni vacanza per sé e la sua famiglia: per gli inquirenti, oltre 34.000 euro sarebbero stati spesi in beni di lusso con una carta di debito intestata all’associazione, ma nella piena disponibilità dello stesso Coppola.
L’associazione, operante nel settore degli eventi culturali e musicali, riceveva affidamenti diretti dal Comune, sistematicamente “pilotati” secondo l’ordinanza, attraverso pressioni esercitate dal sindaco sui membri delle commissioni aggiudicatrici. Formalmente intestata a un giovane sorrentino, risultato essere un prestanome, “La Fenice” rappresentava – secondo la Procura – uno dei principali canali di drenaggio dei fondi pubblici per usi personali.
L’operazione, scattata all’alba del 15 luglio su disposizione della Procura di Torre Annunziata, ha portato a 11 arresti in carcere e 5 ai domiciliari. Le accuse vanno dalla corruzione al peculato, passando per turbativa d’asta e istigazione alla corruzione. In tutto, sono 36 gli appalti pubblici sotto la lente d’ingrandimento, per un valore stimato di oltre 35 milioni di euro, in parte coperti da fondi PNRR e FESR.
L’indagine ha rivelato un sistema ramificato: contatti criptati tramite SIM intestate a soggetti extracomunitari (“canarini”), commissioni truccate, complicità tra funzionari e imprenditori, e un intreccio di interessi privati e fondi pubblici.
“Ci troviamo di fronte a un uso sistematico e spregiudicato delle risorse della collettività”, ha dichiarato una fonte della Guardia di Finanza. “Non si tratta di episodi isolati, ma di una gestione opaca e personalistica del potere pubblico.”
Il Comune di Sorrento è stato ora commissariato, mentre le indagini proseguono: altri 26 soggetti sono stati perquisiti, e una dozzina risultano indagati a piede libero.