Se l’è cavata con uno sconto di pena a cinque anni e due mesi. Questa la decisione della Corte d’appello di Napoli (IV sezione) per Marcello Sorrentino, il giovane del Borgo Sant’Antonio Abate finito a processo con l’accusa di aver tentato di uccidere due persone la sera della vittoria degli Europei di calcio. Lo riporta Il Roma. In primo grado il 23enne aveva rimediato invece sei anni (leggi qui l’articolo). Il giovane aveva già evitato la contestazione di tentato omicidio nel processo svoltosi con rito abbreviato. Per lui l’accusa è stata derubricata da tentato omicidio a lesioni: in pratica per i giudici Sorrentino, pur avendo sparato, non aveva intenzione di uccidere. Quella sera era successo di tutto, una sera di festeggiamenti che per poco non si tramutava in tragedia con il ferimento di un agente (in forza al commissariato di Secondigliano), Francesco Arbolino, intervenuto per fermare i malviventi, e quello di Giuliano Paparo, giunto in zona dopo la rapina subita dalla figlia.
La versione di Paparo e l’arresto di Sorrentino
Proprio Paparo aveva spiegato agli uomini della squadra mobile, di essere intervenuto dopo essere stato chiamato dalla figlia che poco prima aveva subito la rapina del suo scooter da Sorrentino e da due complici. La giovane, all’arrivo del padre, avrebbe indicato all’uomo i due giovani identificandoli così come gli autori della rapina. Paparo raccontò di aver speronato Sorrentino e di averlo disarmato. Subito dopo sarebbe intervenuto l’agente e da lì sarebbe scaturita una colluttazione con conseguente ferimento del poliziotto. Quest’ultimo fu colpito all’addome e nella zona dorsale da un colpo di arma da fuoco esploso durante la colluttazione. Per i giudici però il giovane non avrebbe avuto intenzione di uccidere.