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Taglio reddito di cittadinanza a 7 mesi, il sottosegretario: “Non è un dramma, la gente vada a lavorare”

Taglio reddito di cittadinanza a 7 mesi, il sottosegretario: "Non è un dramma, la gente vada a lavorare"
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Un’altra sforbiciata al reddito di cittadinanza, che per coloro che il governo definisce “occupabili” potrebbe sparire già dopo 7 mesi. È questa la misura contenuta in un emendamento della maggioranza alla manovra per recuperare risorse – si parla di 200 milioni di euro – da aggiungere alla dote per le modifiche chiesti dai partiti che sostengono l’esecutivo. Significa che a luglio prossimo circa 660mila persone in difficoltà si ritroveranno senza un sussidio. Ma per il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, il taglio è “fattibile senza stracciarsi le vesti” perché tanto “stiamo comunque parlando di persone che possono e devono andare a lavorare“.

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Per il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon «non è un dramma» l’ipotesi di tagliare il reddito di cittadinanza dopo sette mesi. In un’intervista a La Stampa il leghista spiega che «c’è una discussione, è un’ipotesi su cui non farei allarmismi. Anche perché stiamo comunque parlando di persone che possono e devono andare a lavorare. Il punto non è un mese in più o in meno, ma invertire la tendenza del reddito a tempo indeterminato. Da parte di Conte e M5S la drammatizzazione è eccessiva».

La possibile riforma è «fattibile senza stracciarsi le vesti» secondo il sottosegretario. Il quale spiega che «tutta la tempistica di questa manovra è anomala, visto che il governo è in carica da un mese e mezzo. Poi ci sono emendamenti che devono essere valutati, bisogna aspettare le risposte del ministero dell’Economia, qualche ritardo è inevitabile. Ma sono certo che nessuno voglia finire in esercizio provvisorio e non ci finiremo». Infine, su Opzione Donna «stiamo lavorando a una soluzione ponte, riportando l’età di uscita a 58 anni, vedremo per quanto tempo. In prospettiva, però, l’obiettivo è superare Opzione donna con la riforma previdenziale: è una misura che a me non piace, perché la decurtazione del 30% dell’assegno è troppo pesante».

 

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