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Torna la leva militare obbligatoria in Italia? La falsa chiamata alle armi e la deroga all’articolo 11 della Costituzione

Militari italiani, foto di repertorio
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Dopo l’invasione russa in Ucraina, in molti hanno cominciato a temere l’ombra di un conflitto mondiale in Europa. Ma se i civili di Kiev sono stati chiamati alle armi per difendere il proprio Paese dall’aggressione, cosa succederebbe in caso di un’entrata in guerra dell’Italia? Chi potrebbe essere chiamato alle armi? Facciamo un po’ di chiarezza sulla leva militare obbligatoria.

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Come previsto dall’articolo 11 della Costituzione, l’Italia ripudia la guerra ma questo non significa non possa prendervene parte. La nostra Carta non accetta che il conflitto possa essere “uno strumento di offesa alla libertà degli altri popoli” o usato “come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Tuttavia, la Costituzione accetta lo scenario della guerra quando, “in condizioni di parità con gli altri Stati”, serva a “limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni”. Sostanzialmente è ciò che ha portato il nostro Paese a far parte della Nato. Ovviamente il discorso ha tutt’altro valore nel caso in cui l’Italia venga attaccata: in quel frangente, infatti, potrebbe trovarsi costretta ad entrare in un conflitto bellico.

La guerra, per il nostro ordinamento, è quindi possibile solo come strumento di difesa, in caso di attacco diretto, o se causata da obblighi relativi a patti e trattati internazionali. Come il Trattato dell’Atlantico del Nord che ha dato vita alla Nato.

Chi sarebbe chiamato a combattere?

Anche i civili italiani sarebbero chiamati a combattere come sta accadendo in Ucraina? Secondo l’articolo 52 comma 1 della nostra Costituzione: La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Il comma 2 spiega che: Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti politici”.

Come spiegato su quifinanza.it, qui entra in gioco la legge che ha riformato il servizio di leva, la numero 226/2004, che ne ha fatto decadere l’obbligo: ad oggi, infatti, entrare nelle forze armate è un atto volontario. Il periodo può andare da 1 a 4 anni, con la possibilità di diventare effettivi al termine di tale periodo. Ad ogni modo, il Codice militare sottolinea che il presidente della Repubblica, con delibera del Consiglio dei Ministri, può emanare – in casi straordinari – una chiamata alle armi.

L’obbligo di leva militare obbligatoria può quindi essere ripristinato? 

Come si legge nell’articolo 1929 del codice dell’ordinamento militare, sulla “sospensione del servizio obbligatorio di leva e ipotesi di ripristino”. Il secondo comma stabilisce che:

  • il Consiglio dei ministri può deliberare a favore del ripristino dell’obbligo del servizio di leva, certificato poi dal decreto del presidente della Repubblica;
  • i casi in cui è previsto tale ripristino sono: personale volontario in servizio insufficiente; impossibilità di colmare le vacanze di organico in funzione delle predisposizioni di mobilitazione.

Chi sarebbe chiamato alle armi, allo stato attuale, in caso di guerra? Leva militare obbligatoria

  • Esercito;
  • Marina militare;
  • Aeronautica militare;
  • Carabinieri;
  • Guardia di Finanza;
  • chi ha cessato il servizio presso uno di questi corpi da non oltre 5 anni.

Per nessun esponente di questi corpi è possibile rifiutare la chiamata alle armi, a meno di impedimenti legati alla salute.

Chi non verrebbe chiamato a combattere in caso di guerra in Italia: leva militare obbligatoria?

L’articolo 1929 del codice dell’ordinamento militare, però, esclude anche alcune categorie dalla chiamata alle armi, anche in caso di guerra:

  • polizia di Stato;
  • polizia penitenziaria;
  • polizia locale;
  • vigili del fuoco.

Guerra in Ucraina, le misure adottate dall’Italia

Il 25 febbraio 2022 il Consiglio dei Ministri ha approvato una serie di misure che riguardano la guerra in Ucraina. Sono le seguenti.

  • Stanziamento di fondi in aiuto dell’esercito di Kiev, con la distribuzione di mezzi militari non letali.
  • Stato di emergenza per tre mesi per consentire le operazioni della Protezione Civile all’estero.
  • Aumento degli uomini della Nato con nuove missioni in Europa orientale

Il documento che gira su WhatsApp sulla chiamata alle armi: facciamo chiarezza

Nelle ultime ore in Italia sta circolando su WhatsApp un documento a firma del generale Masiello che chiede una vera e propria chiamata alle armi. È bene chiarire fin da subito che la carta in questione è falsa e vi spieghiamo anche il perché:

In primis, se l’Italia dovesse reintrodurre la leva obbligatoria, un provvedimento simile non passerebbe certo inosservato, e se ne discuterebbe in apertura di qualsiasi telegiornale. Inoltre, come si legge nell’approfondimento di quifinanza.it: “Il Codice militare sottolinea che può essere solo il presidente della Repubblica, con delibera del Consiglio dei Ministri, a emanare una chiamata alle armi. E solo se la situazione dovesse aggravarsi, in caso di coinvolgimento diretto del nostro Paese in una guerra. In quel caso le Camere dovrebbero però prima deliberare lo stato di guerra e dare al Governo i “poteri necessari” per fare fronte a una crisi bellica. Con documenti che andrebbero prima discussi e pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale“.

Il documento bufala a firma del generale Masiello
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