Ordini, direttive, consigli su come tenere le redini del clan anche stando dietro le sbarre. Queste le accuse contestate dalla Procura qualche giorno fa ad Oscar Pecorelli, 45 anni, detenuto con una condanna all’ergastolo, che, secondo i magistrati, avrebbe continuato a gestire la ‘costola’ nata dalla deflagrazione del clan Lo Russo conosciuta come gruppo di ‘ngopp Miano’. Nei giorni scorsi al ‘malommo’, alla moglie Mariangela Carrozza, 43 anni, e al figlio della coppia, Rosario Pecorelli, sono stati notificati, rispettivamente, due arresti in carcere e uno ai domiciliari per i reati, contestati a vario titolo dalla Procura di Napoli (pm Maria Sepe, procuratore aggiunto Sergio Amato) di associazione armata di stampo mafioso, riciclaggio, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, estorsione e usura aggravate dal metodo mafioso, frode fiscale e accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti. Pecorelli per tenersi in contatto con il clan utilizzava in carcere dei cellulari clandestini, messaggi WhatsApp e mail. Inoltre, avvalendosi della moglie e del figlio, avrebbe continuato a dirigere attività di riciclaggio e di usura, impartendo direttive ai propri familiari e sodali per riscuotere i proventi di attività estorsive.
Le direttive al cugino e al ras Catone
Pecorelli impartiva ai suoi vere e proprie lezioni di strategia criminale e su come tenere i rapporti con i rivali del gruppo Scognamiglio, fazione che negli ultimi tempi si era ritagliata un ampio spazio a Miano e dintorni. Nel corso di un colloquio whatsapp anzichè mostrare soddisfazione per una apparente tregua con i rivali il ‘malomm’ incitava il cugino omonimo, Oscar Pecorelli ‘ o pastor a non fidarsi e a sottomettere i rivali:«E come state con questi qua? Eh non vi fidate… non vi fidate, non state nelle mani loro, fate venire loro a mangiare da voi». Al contempo Pecorelli chiedeva al cugino rassicurazioni sulla ‘tenuta’ criminale di alcuni soggetti tra cui Gennaro Catone venendo al contempo elogiato dal cugino:«Il pazzo non ti preoccupare non è scemo, non è come te ma non è scemo». E Pecorelli:«Eh come me, quando e dove stanno» e il ‘pastore’:«Tu sei uno solo, sei come Maradona». Pecorelli senior mostrava, secondo i giudici, una sfrontatezza e una leadership tanto da impartire anche altri ordini al cugino come quello finalizzato ad ottenere la restituzione di un immobile da parte di inquilini inadempienti (tra i quali un invalido):«Digli che martedì lo devono buttare fuori, digli di prendere dieci motorini, devono vedere che andate lì con venti persone, devono salire sopra e li devono buttare giù…fuori voglio dire».