Home Cronaca Ucciso a Barra dagli Scissionisti:«Fu un ‘messaggio’ al boss Abete»

Ucciso a Barra dagli Scissionisti:«Fu un ‘messaggio’ al boss Abete»

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Ciro Abrunzo, nipote di Arcangelo Abete, già indicato dal collaboratore di giustizia Gennaro Notturno come l’esecutore materiale dell’omicidio di Gianluca Cimminiello (per il momento su questo punto mancano riscontri concreti) fu freddato a Barra nell’estate del 2012. A parlare del ‘cinese’, uno dei protagonisti della ‘scissione’ di Napoli est del gruppo Abrunzo-Amodio dai Cuccaro, è stato Carmine Cerrato ‘Tekendò’ che ha puntato il dito contro Franco Bottino: un 27enne soprannominato “Mustafà”, fedelissimo di Mariano Riccio descritto come «componente del gruppo di fuoco». Sia Carmine Cerrato che Rosario Guarino, detto “Joe banana”, hanno comunque parlato di Franco Bottino come uno dei due (l’altro secondo i pentiti sarebbe stato Francesco Paolo Russo) autori dell’omicidio di Ciro Abrunzo ras degli Abete-Abbinante-Notturno-Aprea.

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Secondo i pentiti fu un agguato degli Amato-Pagano e della Vanella Grassi. «Mustafà – ha messo a verbale Carmine Cerrato – è entrato nel clan nel 2009, quando Cesare (Pagano,ndr) era latitante, si colloca da subito a Mugnano, accanto al D’Andò nel settore delle estorsioni. Durante la prima fase della faida,quando il clan Amato-Pagano per-se Mugnano, “Mustafà” si rifugia a Melito, divenendo un killer a fianco mio e di “Mariano” e infatti partecipa all’omicidio Abrunzo del 21 giugno 2012. Che io sappia non ha partecipato ad altri omicidi». Secondo gli invetsigatori più esperti di fatti dell’area nord quel delitto fu un avvertimento al boss Arcangelo Abete imparentato proprio con Abrunzo.

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