Il 12 febbraio del 2006 aveva ucciso a San Cosma e Damiano, piccolo centro nel sud Pontino, la moglie Antonietta e il figlio Roberto, caporal maggiore dell’ Esercito, sparandoli nel sonno con un fucile, è morto suicida venerdì scorso all’ Opg di Aversa. Si tratta del cinquantaseienne giardiniere Antonio Romanelli, trovato morto nella sua cella dell’ Ospedale Psichiatrico Giudiziario “Filippo Saporito”, sul cui decesso emergono molti dubbi e perplessità, tanto da spingere la Procura di Santa Maria Capua Vetere ad aprire un’inchiesta sul caso. L’uomo, che aspettava ancora la sentenza definitiva del processo a suo carico, aveva tentato due volte il suicidio già quando era nel carcere di Latina, dal quale fu trasferito nella struttura psichiatrica aversana dopo che i giudici lo avevano dichiarato incapace di intendere e di volere in base ad una perizia psichiatrica. Ora la misteriosa morte, avvenuta venerdì, quando il corpo dell’uomo è stato trovato nel suo letto, con le coperte rimboccate ed il cuscino sporco di sangue. Secondo l’autopsia effettuata dai medici legali del nosocomio casertano Romanelli si sarebbe ucciso strangolandosi il collo con la propria camicia in piena notte. Probabilmente in tutto questo tempo, si è potuto rendere conto del suo malsano gesto ed è nato in lui un profondo senso di colpa con il quale non si sentiva più di vivere. Gli altri due figli, scampati al raptus di follia di Romanelli due anni fa, hanno chiesto invece che venga fatta maggior chiarezza sul caso, ritenendo che alcuni elementi non quadrino, come ad esempio il fatto che, nonostante non fosse solo nella stanza, nessuno si fosse accorto di quanto stesse accadendo o della presenza di strani segni sul suo corpo. Sarà comunque la magistratura a chiarire i lati oscuri della tremenda storia di quest’uomo finita in tragedia.
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