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Sono 17 anni senza Mario Merola, il ricordo del ‘re della sceneggiata’: «Oggi è un giorno maledetto»

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“Oggi un giorno maledetto che però è storia 12 novembre…. Ti amo papà manchi sempre di più a tutti”.“

E’ questo il post di dolore di Francesco, figlio del grande maestro Mario Merola. A 17 anni dalla morte, avvenuta il 12 novembre 2006 a Castellammare di Stabia, l’artista ha scritto questo post per il papà su Facebook.

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Tantissimi i like e i commenti a Francesco Merola. Napoli non ha mai dimenticato il grande Mario.

Aspettavano, i napoletani, di risentire la sua voce tuonare come una nuova eruzione del Vesuvio, invece il cantante e attore Mario Merola è andato via senza sussurrare nemmeno una parola, nel silenzio più sacro, ma pur sempre sceneggiando la sua vita, lasciata ormai all’ultimo respiro, fra dolore e speranza. Per chi è totalmente estraneo alla sceneggiata, di cui era notoriamente il Re, Merola lascia un immaginario cinematografico visionario, labirintico e quasi incomprensibile, ma per chi invece ha la Napoli degli inganni e della musica nel sangue, la Napoli di quei quartieri dove l’aria ha il sapore di bucato steso ad asciugare al sole e di pummarola, Merola lascia in eredità un mondo filmico che è diametralmente l’opposto: lineare, intenso e soprattutto commovente.
Nato da una famiglia di umili origini (suo padre era un ciabattino), nella sua giovinezza e, quindi anche durante le miserie del dopoguerra, cerca di sopravvivere come aiuto cuoco e scaricatore al porto di Napoli. Su incoraggiamento dei colleghi di lavoro, che ne apprezzavano le doti vocali e musicali, inizia a esibirsi come cantante nel repertorio classico della canzone napoletana, che lo porterà ad affacciarsi nei migliori teatri campani con la canzone “Malu Figliu”, inserita subito in uno sceneggiato che lo vedeva come protagonista, raggiungendo nel giro di pochi anni un notevole successo e conquistando prima Napoli, poi l’Italia e perfino l’estero (soprattutto quel Nord America di emigrati italiani). Decide di dedicarsi esclusivamente al campo dello spettacolo e si guadagna fama e prestigio con quelli che sono i suoi cavalli di battaglia più tradizionali: “Guapparia” e “Zappatore”. Instancabile artista, negli anni Sessanta realizza una discografia spettacolare, e non disdegna esibizioni in matrimoni e feste provate. Inoltre, a lui si deve la scoperta di un altro attore e cantante celebre napoletano: Massimo Ranieri.

Uomo di mondo, con una vita fatta di eccessi, fra cui la buona tavola mediterranea, abbondante e ottima, fra il ventennio ’70-’80, periodo in cui raggiunge la massima popolarità, rilancia la sceneggiata napoletana teatrale con la formula del triangolo: lei, lui e il mascalzone (issa, isso e o’ malamente) arricchita dalla canzone popolare che poi trasporterà anche nei suoi B-movie.
Il suo esordio sul grande schermo avviene nel 1973 con la pellicola Sgarro alla camorra di Ettore Maria Fizzarotti, storia ispirata a un fatto di cronaca nera, con Enzo Cannavale e Silvia Dionisio, cui seguiranno una serie di pellicole per la regia di Alfonso Brescia in cui Mario Merola diventa zappatore, carcerato che si dispera per la madre ammalata, analfabeta del quale il figlio arricchito ed imborghesito si vergogna e straniero in terra straniera. Sono gli anni di: L’ultimo guappoNapoli serenata calibro 9Lo scugnizzoNapoli… la camorra sfida, la città rispondeZappatoreCarcerato e I figli… so’ pezzi ‘e core. Ma non solo Brescia nella sua filmografia, anche Umberto LenziStelvio MassiCiro IppolitoStefano Calanchi che danno l’occasione a Merola di lavorare con i più grandi nomi del teatro del capoluogo campano: Angela Luce, Pupella Maggio, Franco Iavarone e Isa Danieli.
Negli anni Novanta, minimante scosso dalle accuse di essere un camorrista, scopre il cantante Gigi D’Alessio (definito il suo figlio d’arte), con il quale incide la canzone “Cient’anne!”. Al cinema si concede solo per Roberta Torre e per il suo Sud side stori (2000) duettando con Little Tony. Poi doppia il personaggio di Vincenzone nel film di animazione di Maurizio Forestieri Totò Sapore e la magica storia della pizza (2003). Nella musica, invece, è sempre presente, soprattutto accompagnato dalla voce del suo vero e unico erede: il figlio Francesco, anche lui cantante e musicista.
Vero e proprio mostro del palcoscenico, in teatro come davanti alla cinepresa, cantore di una Napoli che non c’è più, il 7 novembre 2006 viene ricoverato nella sala di rianimazione dell’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia per un edema polmonare, cui seguirà un’insufficienza cardio-respiratoria che lo condurrà alla morte il 12 novembre, vegliato da sua moglie Rosina e da tutti i napoletani che si sono stretti attorno a lui in un solidale abbraccio. Abilissimo nel ribaltare le logiche della mostruosità umana, dove si contrappongono l’anima gentile e il sorriso largo, prigioniere in un corpo rude e ingombrante e dalle mani grosse, Mario Merola lascia alla sua città e all’Italia tutta le sue canzoni, giudicate dai napoletani come autentiche poesie, e i suoi film di notevole intensità emotiva, ricche di incompresa e preziosa umanità. Va via l’icona della sceneggiata, lasciando dietro di sé una schiera di cantanti e attori.

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