di ANDREANA ILLIANO
POZZUOLI. Una parola violenta, pronunciata dalla donna che conosceva, ha scatenato la sua follia. Due minuti di buio totale per uccidere. Tre pugnalate alla spalla, alla gamba, al cuore, perché lei lo stava allontanando dal bar. È stato un assassinio della follia quello compiuto ieri sera a Pozzuoli in una strada di periferia della città flegrea, via Pisciarelli.
Domenico Fornato, 43 anni, ha ucciso a sangue freddo e senza esitazione, Assunta Ciotola, 50 anni, titolare del bar Mimmo, sposata e due figli ancora studenti. L’omicida è stato preso subito. Mentre era al commissariato di Pozzuoli per l’interrogatorio, qualcuno ha fatto irruzione nella sua casa, alle spalle del bar dove c’è stato il delitto, ed ha appiccato il fuoco al letto. Sono arrivati i vigili del fuoco che hanno spento le fiamme e salvato il suo cane. Si cerca adesso di capire chi siano gli autori del raid.
Tutti sapevano che Domenico Fornato era in cura da anni al centro d’igiene mentale del rione Toiano per una sindrome depressiva che gli procurava continui sbalzi d’umore e di pianto. Ma i medici avevano assicurato familiari ed amici che mai sarebbe stato violento. Nel quartiere Pisciarelli Domenico Fornato era conosciutissimo. I ragazzini a volte si prendevano gioco di lui sicuri che non avrebbe mai reagito. In certi momenti urlava, ma solo perché la sua testa offuscata proiettava immagini di fantasmi e mostri tanto verosimili da apparire reali. Anna Ciotola lo conosceva bene, di lui sapeva ogni cosa e quando arrivava nel bar, gli offriva da bere, provava ad ascoltare le sue fantasie e in genere lo rassicurava, raccomandandosi che prendesse i farmaci.
Ieri sera lo scenario è cambiato, d’improvviso. La follia ha avuto il sopravvento ed ha provocato un assassinio davanti a decine di testimoni terrorizzati. Domenico Formato ha chiesto una coca cola, ma il locale era affollato, la cameriera tardava a servirlo, allora ha alzato la voce molestando, così, i clienti. Assunta è corsa in aiuto della sua dipendente, ha preso tra le mani il vassoio con la bibita e ha chiesto all’uomo di tacere.
Domenico Formato le ha preso il braccio chiedendole di sedersi al suo fianco, voleva parlare. La donna gli ha risposto che aveva da fare, c’era troppo lavoro e doveva tornare al banco per eseguire le ordinazioni degli utenti. L’uomo ha letto il suo gesto come un rifiuto. La follia ha preso il sopravvento, dapprima con grida ed urla, poi con l’omicidio. Altre persone che erano nel bar hanno tentato di calmarlo, ma non c’è stato niente da fare. Assunta, donna forte tutta d’un pezzo, come la raccontano i suoi amici, non ha avuto paura neanche allora. Si è diretta verso Formato, infervorata in viso e gli ha chiesto di andarsene, di uscire, di non mettere più piede nel suo bar.
Domenico a quel punto ha avuto la mente annebbiata. Si è stretto a lei, abbracciandola e nello stesso tempo l’ha accoltellata al torace, alla gamba e alla spalla. L’ha lasciata soltanto quando la donna è stramazzata a terra.
Qualcuno ha chiamato la polizia che è giunta sul posto in pochi minuiti. Domenico Fornato è stato trovato davanti al bar. Fermo. È stato portato al commissariato e interrogato. Ha dichiarato di non ricordare nulla. L’arma del delitto è un coltello da cucina di quelli lunghi, usati per tagliare la carne.
Ora Mimmo Ciotola con il quale sei anni fa Assunta aveva aperto il bar, chiede giustizia e il carcere duro per l’assassino di sua moglie.
I testimoni: un abbraccio mortale
Sul luogo del delitto la gente è sgomenta e si pone mille interrogativi per quello che è accaduto al bar Mimmo. Domenico Fornato, tra l’altro, era un vicino dei Ciotola: abita a pochi metri dalla loro casa, in via II traversa Pisciarelli, mentre il bar è al civico 13. Dice Luigi Di Somma, uno dei testimoni: «Non abbiamo capito molto. L’uomo era come una furia. Ha cominciato a lanciare ingiurie contro le donne, poi si è stretto ad Assunta, che cercava di cacciarlo via, sembrava un abbraccio. E lo è stato, ma mortale», E aggiunge: «Era sempre silenzioso e sembrava innocuo, ma se era tanto pericoloso non dovevano permettergli di farlo uscire dal centro d’igiene mentale». «Non si può morire per nulla», ribatte una delle donne che vivono in via Pisciarelli, dove Assunta era amata e stimata.
a.i.
IL MATTINO 23 GENNAIO 2003