Home Cronaca «Comprate il nostro pane», due arresti

«Comprate il nostro pane», due arresti

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GIUGLIANO. Fuoco a un panificio, minacce al titolare di un’altra impresa, botte a chi non acquistava il pane della camorra. Gli affiliati al clan Mallardo, la cosca che da anni impera in questo bronx del Napoletano, non avrebbero esitato a minacciare i concorrenti per indurli a lasciare libera la piazza. «Comprate il nostro pane». Il pane della camorra. In manette è finito l’imprenditore Giuliano Pianese, 55 anni, di Giugliano, con l’accusa di «illecita concorrenza, violenza e minacce». Reato aggravato «per aver favorito l’associazione camorristica denominata clan Mallardo». Arrestato anche Rosario D’Angelo, 41 anni. Sequestrati i beni dell’azienda «La Panificazione sas»: dall’inchiesta emerge che sin dalla sua costituzione (1994) Pianese e i suoi dipendenti avrebbero avvicinato diversi commercianti della zona di Giugliano e Castel Volturno, imponendo loro l’acquisto di pane solo dalla ditta Pianese. Scopo delle minacce, «estromettere le altre ditte concorrenti, avvalendosi anche della vicinanza al clan di Giugliano». In caso di rifiuto, fuoco al negozio. «Le intimidazioni – si legge in una nota della Procura – erano di particolare gravità. In occasione del rifiuto da parte del titolare di un esercizio commerciale, le persone inviate dal Pianese appiccarono il fuoco alla porta di servizio del negozio, costringendo in tal modo lo stesso ad abbandonare l’originario fornitore per acquistare il pane dalla sua azienda».
Minacce ed estorsioni, vendette e ritorsioni. Lo scenario che emerge dalle indagini è inquietante. Giugliano era la sola capitale di una contea che s’allungava fino al mare. Da Licola a Castelvolturno, passando per Lago Patria. Terra di rifiuti. Terra rifiutata. Casa- madre di ecomafia, patria della camorra imprenditrice. Qui la «Panificazione sas» imponeva il monopolio, minacciava i dipendenti e i titolari delle ditte concorrenti, obbligava tutti gli esercizi ad acquistare il proprio pane. Il pane dei clan. E una volta gli operai di Pianese arrivarono a sostituire il prodotto sugli scaffali dei negozi che si erano rifiutati di cambiare fornitore.

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