venerdì, Luglio 18, 2025
HomeCronaca«Picardi si muoveva come un latitante»

«Picardi si muoveva come un latitante»

Sebbene non
fosse latitante si comportava
come tale. Si muoveva con
circospezione, sapeva di essere braccato. Per questo motivo Patrizio Picardi (nella
foto), reggente del clan Mallardo, aveva scelto da qualche tempo di cambiare aria e
di rifugiarsi temporaneamente nella villetta di via Lucullo
a Baia dove è stato arrestato
dagli agenti della sezione
‘Criminalità organizzata’
della squadra mobile di
Napoli (diretti dal vicequestore aggiunto Gianluca
Boiano) in collaborazione
con i colleghi della sezione
Investigativa del Commissariato di Giugliano-Villaricca,
diretti dal primo dirigente
Aldo Mannella e dal commissario capo Simona
Romano. L’arresto di Picardi
è l’ennesimo duro colpo alla
cosca giuglianese che ha
visto nel giro di due anni finire in carcere capi e gregari.
Picardi, coinvolto in passato
in diverse inchieste, era libero
dopo essere stato scarcerato
dal Riesame che aveva annullato l’ordinanza spiccata nei
suoi confronti e di altri esponenti dell’organizzazione criminale per il controllo del
mercato ortrofrutticolo di
Giugliano. Nella villetta di
Bacoli gli agenti hanno rinvenuto due cellulari. Saranno
controllati i tabulati telefonici
per risalire ai contatti avuti da
Picardi nelle ultime settimane. Aveva lasciato la sua
zona di influenza, quella di
via Oasi del Sacro Cuore, per
trasferirsi temporaneamente
nella zona flegrea. Credeva
così di sfuggire ai controlli
delle forze dell’ordine e muoversi più liberamente. Ma
aveva fatto male i conti con
gli agenti della Mobile che gli
hanno notificato un gli hanno
notificato un provvedimento
emesso dalla locale Direzione
distrettuale antimafia che, a
seguito di articolata attività
investigativa, ha raccolto in
capo a Picardi ‘’gravi e concordanti indizi di colpevolezza in ordine al reato di cui
all’art. 416 bis’’. Una figura
storica quella di Picardi nella
cosca giuglianese, che dopo
l’arresto dei capi Giuseppe e
Francesco, a cui è legato fino
dagli anni Novanta, ha assunto via via un ruolo sempre più
autonomo all’interno dell’organizzazione crimimale riuscendo a guidare uno dei sottogruppi di cui è composto il
clan Mallardo insieme agli
altri luogotenenti Francesco
Napolitano, Biagio Micillo e
Giuliano Amicone, sottoposti ai ras Giuseppe Dell’Aquila, Feliciano e Raffaele
Mallardo. La sua appartenenza al clan è stata accertata
dagli inquirenti anche soprattutto alle dichiarazioni dei
collaboratori di giustizia
secondo cui il gruppo di ‘o
patriziello, così come era
conosciuto nell’ambito malavitoso Picardi, “opera prevalentemente nella zona denominata basc a scesa corrispondente grossomodo alla
via oasi del sacro cuore”.
Nel decreto di fermo notificato a Picardi viene ricostruita
la sua ascesa criminale diventando da affiliato ad esponente di spicco grazie alle attività
illecite portate a termine nel
territorio d’influenza. Così si
è conquistato la fiducia dei
boss Giuseppe e Francesco
Mallardo che l’avevano ‘eletto’ come uno dei referenti del
clan. Secondo la procura,
infatti, “era in grado di
impartire disposizioni, di
assolvere a funzioni di
garanzia rispetto agli impegni assunti e di reggere da
solo le fila di un’organizzazione criminale molto variegata governandone le finanze”. Dalle dichiarazioni dei
collaboratori di giustizia si
evince come Picardi sia stato
coinvolto da anni nelle riunioni tra i vari gruppi con cui
aveva i contatti il clan Mallardo, ovvero i Licciardi, i
Contini e i Bocchetti. Accuse da cui Picardi sarà chiamato a difendersi nel corso dell’udienza di convalida del
fermo.