Dopo il clamore iniziale è calata l’attenzione mediatica su Terra dei fuochi, e c’è il rischio tipico del nostro paese che passi il santo e tutto finisca, più o meno, nel dimenticatoio o nella nebbia. Pochi giorni fa il Presidente della Repubblica ha sollecitato le forze politiche a non abbassare la guardia, ed ha voluto incontrare don Patriciello, il parroco di Acerra che ha svolto un grande ruolo per portare all’attenzione dei mass media il problema dell’interramento dei rifiuti tossici e il ragionevole collegamento tra questo e l’incremento di neoplasie. All’appello di Napolitano si è associato subito il presidente della regione Caldoro. Ma le risposte adesso spettano proprio a loro, ai politici, e tuttora non si comprende bene chi abbia in mano il pallino.
Nel tema si inserisce anche la visita, quasi privata, di Matteo Renzi, il quale bene ha fatto a voler capire e verificare di persona, prima di esprimersi. Ma adesso sui territori c’è una grande attesa. Tutti si aspettano che il giovane segretario del PD prenda a cuore la questione con la stessa veemenza che sta mettendo nella riforma della legge elettorale. Le Commissioni Ambiente e Agricoltura della Camera, stanno discutendo e sono in preparazione gli emendamenti al Decreto del ministro dell’Ambiente, prima della conversione in legge prevista per gli inizi di febbraio. Stesso fermento si registra nel PD provinciale.
Finora da più parti, c’è stato un grande interessamento al tema: ministero, magistratura, università, arpac, istituto superiore di sanità, ingegneri, geologi, biologi, medici ed istituti tumori, ricercatori, agronomi, asl, commissariati vari, sogesid, per finire a trasmissioni TV come “Le iene” e persino laboratori di analisi della Germania, oltre alla chiesa, alla stampa nazionale ed estera, ed alle numerose associazioni territoriali. Alcuni di questi, troppi, hanno fatto svolgere studi, analisi e ricerche, e sulla popolazione è stata rivoltata una ridda di dati che viene confermata e smentita dall’uno o dall’altro, creando nella gente un senso di disorientamento e procurando, quel che è peggio, gravi danni all’economia della zona. Da ultimo si registra una seria iniziativa spontanea, di un gruppo di ricercatori, riunitosi sotto il nome di “Pandora” che hanno dedicato alcune giornate di studio al problema e che intendono continuare.
In questo fiorire di impegno e di dati però, quel che preoccupa è che non si capisce chi dovrebbe occuparsi in concreto delle bonifiche, e chi dovrebbe coordinare il complesso delle operazioni.
I soldi ci sono, le aspettative di fondi comunitari, in forte misura, anche. Ma chi dovrebbe coordinare queste azioni di bonifica. Di recente, vista anche la deludente gestione del passato, e la perdita di cospicue disponibilità finanziarie europee, si sta diffondendo un’idea improvvida: far gestire i fondi direttamente dai comuni, cosa che sarebbe certamente sbagliata. Perché se da una parte è necessario che i comuni abbiano un po’ di risorse per la rimozione dalle strade dei numerosi sversamenti abusivi di rifiuti, spesso pericolosi, operazione che impropriamente viene definita estensivamente di “bonifica”, non c’è dubbio che gli interventi più seri di bonifica vera e propria delle aree interessate dall’interramento di rifiuti tossici debbano essere sviluppati con tecniche accreditate ed avere una gestione centralizzata.
Il decreto del ministro dell’ambiente, di circa un mese fa, coinvolge nel processo ambientale, ISPRA, CRA, ISS, ARPAC, Regione, Comuni, NOE, CFS ecc. ma non istituisce un ufficio di coordinamento.
La classe politica, a causa dei numerosi fallimenti in passato delle gestioni commissariali, ora ha paura di affidare la gestione delle bonifiche a un’entità autonoma di tal genere, e per la verità la preoccupazione è comprensibile. Ma proprio nel caso in specie, credo sia ineluttabile la costituzione di una autority che: raccolga i dati, li analizzi e li cataloghi, metta ordine nelle numerose attività di ricerca, si adoperi per determinare le priorità, coordini le attività di progetto, faccia le bonifiche, e che inoltre dia comunicazione univoca dei dati e degli stati di avanzamento.
Purtroppo non c’è altra via. In alternativa, auspico che a svolgere le attività cui ho accennato, sia un apposito ufficio di coordinamento presso il ministero dell’ambiente, o l’ISPRA. Quel che è importante è che l’ufficio di coordinamento o l’eventuale autority siano dotati di poteri “ordinari”, cioè agiscano nell’ambito della legge ordinaria, con procedure trasparenti. Nulla di paragonabile, quindi, ai Commissariati speciali degli anni ‘80 e ’90, con ampi ed autonomi poteri di spesa, che procurarono sprechi di risorse, oltre ad inutili e dannosi carrozzoni di affiliati politici spesso, pure questi, contaminati dalla malavita organizzata, con conseguente sfiducia nelle istituzioni da parte della popolazione.
In concreto penso ad una struttura di coordinamento semplice, composta da un team di poche persone, che si avvalga della collaborazione dei due principali dipartimenti di ingegneria ambientale del territorio (con sede in Napoli ed Aversa) con il contributo, magari, anche del gruppo Pandora. Un team di persone capaci, pratiche ed operative. La struttura sia sottoposta al controllo periodico delle Commissioni parlamentari Antimafia ed all’Ambiente. E per tranquillizzare le popolazioni sulla bontà dell’operato si mettano, preliminarmente, le aree ed i lavori di bonifica sotto il controllo di sistemi di telecamere.
Avendo una discreta conoscenza del territorio, auspico che nell’organo di supervisione ci siano i magistrati del luogo Cafiero de Rhao, Cantone e Ceglie, oltre a rappresentanti di Legambiente e perché no, persone di buonsenso come Don Patriciello.
Solo così, fra dieci anni (questo è l’ordine di grandezza dei tempi necessari alla bonifica), potremo sperare di veder risolto il problema. Questo ci permetterebbe altresì, in caso contrario, di individuare precise responsabilità ed omissioni. Altrimenti, come ha detto di recente Raffaele Cantone, continuerà ad esserci una grande confusione di ruoli.
Da ultimo, credo che nell’emendare il Decreto, non si debba trascurare, il tema dello screening sulla popolazione, la ricerca cioè della connessione causa effetto dell’incremento di tumori, sui vivi.
Ing. Giuliano Morlando, Assemblea provinciale PD (Associazione SmartSud)