“Abitiamo a Bruxelles, ed anche se non nelle immediate vicinanze di Molenbeek, abbiamo vissuto un week end surreale”. Esordisce con queste parole Antonio Frascogna, un giovane di Giugliano, da anni trasferitosi in Belgio per lavoro. Quanto si sta vivendo in queste ore, in quei luoghi dove l’Isis sembra essere giunto, é definito livello quattro d’allerta. Il Consiglio di Sicurezza Nazionale, proprio nelle scorse ore, si é riunito per decidere se darne diffusione e quindi, mantenere alte le misure di sicurezza anche nei giorni a seguire. Ad ogni modo, l’allerta resta massima. Metropolitane ed altri luoghi di aggregazione sono stati chiusi e sono aumentati i presidi militari in strada. L’uomo che stanno ricercando, Salah Abdeslam, uno degli attentatori di Parigi, é altamente pericoloso. Non si esclude la possibilità che egli abbia con sé dell’esplosivo. Non solo lui, ma anche altri uomini pronti a colpire, stanno gettando la capitale belga nel terrore.
I cittadini di Bruxelles provano a non avere paura, a non lasciarsi condizionare, ma il clima di tensione, é tangibile, lo si respira. “Privati della nostra libertà ci siamo rinchiusi in casa. Con una bambina di 4 mesi – continua Antonio – non rischiamo che le sia fatto del male. Oggi sono andato nei pressi della Commissione Europea e c’era un aria surreale. Pochissime persone in giro e molte facce preoccupate. Persino piscine, palestre ed altri luoghi di incontro, sono stati chiusi e non solo in centro. Tutto molto triste. Il problema non è non andare a cena per una sera, ma sentirsi privati della propria libertà ed avere un senso di ansia, di sospetto costante quando si è in giro”.
Parole sintomatiche di uno stato d’animo arrabbiato, quasi a sottendere quella resa obbligata, come forma di tutela e prudenza. “La rabbia è ancora un altro sentimento – conclude Antonio Frascogna – perché tutto sommato hanno vinto loro questo week end”.
Dopo gli attentati di Parigi e in Mali, l’attenzione resta alta affinchè tragedie simili non si ripetano. L’Isis sta seminando terrore, perché è riuscito nell’intento di far credere che possa essere ovunque, con le sue cellule sparse nel mondo.