Crollo in Galleria, la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone: rimasero inerti nonostante «i numerosissimi eventi succedutisi negli anni con cadenza pressoché mensile» provocando la morte del quattordicenne Salvatore Giordano e il ferimento di Pasquale Trinchillo; era il 5 luglio del 2014. Ai sette, il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e i sostituti Lucio Giugliano e Stefania Di Dona contestano i reati di omicidio colposo, lesioni colpose e crollo colposo. Rispetto all’avviso di conclusione delle indagini preliminari, un indagato esce di scena. Si tratta di Gianfranco Ferulano, della Direzione centrale pianificazione e gestione del territorio nonché del Servizio programma Unesco e valorizzazione della città storica del Comune, difeso dall’avvocato Claudio Botti.
Le argomentazioni difensive, evidentemente, hanno convinto i pm
a chiedere l’archiviazione. La richiesta di rinvio a giudizio è stata invece notificata a Giovanni Spagnuolo, dirigente del Servizio sicurezza abitativa del Comune; Giuseppe Africano e Franco Annunziata, dipendenti dello stesso ufficio; Mariano Bruno e Marco Fresa, che si sono succeduti nella carica di amministratore del condominio di piazzetta Matilde Serao 7; Elio Notarbartolo, direttore dei lavori incaricato dall’assemblea del condominio; Salvatore Capuozzo, dirigente del Servizio di difesa idrogeologica del Comune. Nei loro confronti, secondo l’accusa, le indagini hanno confermato, come era apparso chiaro fin dall’inizio, che la manutenzione dell’edificio da cui si staccarono i calcinacci e più in generale della Galleria Umberto era stata trascurata nonostante i numerosi crolli, che avrebbero richiesto, viceversa, interventi urgenti e radicali.
Più in particolare, dopo i crolli dei mesi precedenti, Spagnuolo, Africano e Annunziata hanno sollecitato a proprietari e strutture pubbliche preposte interventi solo su alcuni edifici e non sull’intera Galleria, nonostante la situazione di pericolo fosse, ictu oculi, generalizzata. A Bruno e Notarbartolo è contestato di avere escluso dal programmato intervento di manutenzione e di restauro parti della facciata e del frontone tra cui quella da cui si staccarono i calcinacci che uccisero Salvatore: li ritenevano, «ingiustificatamente», di proprietà comunale. Capuozzo è accusato di non aver verificato che i lavori fatti dal condominio avessero riguardato tutte le parti interessate dai dissesti. Fresa, infine, ha omesso di manutenere una parte dell’edificio che invece è di competenza condominiale. In attesa che il gip decida sul rinvio a giudizio, l’inchiesta si arricchisce di uno stralcio. Nelle scorse settimane, infatti, gli avvocati che assistono i familiari di Salvatore Giordano hanno chiesto di notificare al sindaco, Luigi de Magistris, l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, chiedendo che la loro nota fosse qualificata come denuncia. La nota è stata inviata al procuratore aggiunto, che ha aperto un nuovo fascicolo a carico di ignoti. Il sindaco dunque non è iscritto.
Il crollo e la tragica morte di Salvatore suscitarono profonda
impressionenon solo a Napoli. L’adolescente, che stava passeggiando con alcuni amici, fu centrato in pieno da pesanti calcinacci. Le polemiche durarono settimane ed ebbero almeno il merito di far mettere in sicurezza tutti gli edifici della Galleria, tuttora chiusi da impalcature. Dalle indagini e dalle consulenze è emerso che l’incidente fu la conseguenza di omissioni e leggerezze sia di privati sia di dipendenti comunali.
fonte: CorMez.it