giovedì, Luglio 17, 2025
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A spasso con la storia, nel 1437 a Giugliano si decisero le sorti di un Regno

Molte zone d’Europa legano
la loro proposta turistica e
culturale alla presenza di
resti urbanistici o architettonici
del passato oppure ad
avvenimenti legati alla storia
del posto. Montanara, Curtatone,
Calatafimi, lo scoglio
di Quarto, per non andare
lontano. Anche Giugliano ha
queste potenzialità, sia di vestigia
del passato che di episodi
storici di portata
mondiale. Può fare sorridere
questa mia affermazione.
“Addirittura mondiale” penserà
il paesanotto aduso a
vantare tutto ciò che è situato
a qualche metro dal
suo paese o a sputare su
tutto quello che incontra nel
suo cammino.
Ripeto: mondiale!

Il paesanotto, per sua incultura,
non è a conoscenza che nel 1437
a Giugliano si sono decise le sorti
di un regno. Cosa è successo?
Bisogna sapere che da anni la dinastia
degli Angiò era lacerata
tra contrasti interni in merito
alla successione alla regina Giovanna
II°. Tra alterne vicende di
amanti e matrimoni riuscì a celebrare
la sua incoronazione
nell’ottobre 1419. Ma la regina era
sovrana di uno stato vassallo
della chiesa e il papa, Martino
V°, che l’aveva favorita, le chiese
il sostegno economico per ricostruire
il suo esercito. Giovanna
non ne volle sapere e il papa cominciò
una azione per imporre
al trono una persona a lui devota
e pronta a soddisfare le richieste
della santa sede. Individuò in
Luigi III° d’Angiò la persona giusta,
anche per le sue pretese sul
trono di Napoli per fatti passati.
Ma Luigi voleva il regno subito
e, nel 1420, sbarcò sui lidi campani
pronto a conquistare il
regno. Il papa promosse una
finta azione di pace tra i due parenti.
Scoperto il tradimento
Giovanna chiamò in suo appoggio
il re Alfonso V° d’Aragona al
quale promise la nomina ad
erede al trono. Alfonso pone fine
all’assedio che Luigi III° aveva
posto alla città di Napoli e vi
entra nel 1421. Il papa vista la situazione
abbandonò subito
Luigi, ma anche i rapporti tra
Giovanna e Alfonso precipitarono
velocemente. Si separarono
in casa, potremmo dire: la Regina
si sistemò a Castel Capuano
e Alfonso trovò alloggio in Castel
Nuovo. (Maschio Angioino).

Lo
scontro fu inevitabile sino al
punto che la Regina, unitamente
al suo “consigliere”, Sergianni
Caracciolo, dovette rifugiarsi in
Aversa. Nuovo cambio di alleanze
e riavvicinamento a Luigi.
Alfonso nel frattempo dovette
tornare in patria per aiutare i
fratelli che si scontravano con il
regno di Castiglia. Giovanna riprese
la città di Napoli mentre
Luigi, nel frattempo era stato
mandato in Calabria, ed il regno,
di fatto, era tornato nelle mani
del Caracciolo. La cosa cominciò
a infastidire Giovanna alla quale
rimase il solo metodo tradizionale
di soluzione dei conflitti interpersonali:
il Caracciolo fu
ucciso a pugnalate, nel 1432, in
Castel Capuano. Ma il povero
Luigi d’Angiò, momentaneo vincitore
nello scontro con Alfonso,
non arriverà mai al trono: mori
in Cosenza nel 1434. Giovanna
dispose che la corona passasse al
fratello di Luigi: Renato d’Angiò.
Giovanna muore il 2 febbraio
1435 ponendo fine alla dinastia
dei d’Angiò Durazzo sul trono di
Napoli. Ma Alfonso non si diede
per vinto. Condusse la sua
guerra contro Renato e, all’interno
di una storia fatta di alleanze
e tradimenti, degni di spystory,
arriva al trono nel 1442. Aragonese
sul trono di Napoli. Alfonso
V° d’Aragona, fu Alfonso I° di Napoli,
fu detto il Magnanimo e successivamente
anche nominato Re
di Gerusalemme. Proprio durante
lo scontro con Renato avvenne
l’episodio di Giugliano che decretò
la futura investitura di Alfonso e
l’inizio della capitolazione di Renato.
Come si è detto tra i vari coinvolgimenti
di fronte Alfonso si era
trovato a dover fronteggiare le
truppe papaline, guidate dal Cardinale
Vitelleschi, e quelle di Renato,
guidate dal mercenario Caldora.
Non resosi conto di un repentino
cambiamento delle alleanze si era
acquartierato con il suo esercito a
Giugliano.

Doveva espugnare
Aversa, alleata di Renato, e punto
nevralgico per il controllo della viabilità
verso la zona laziale e dell’alto
casertano. Ma il Vitelleschi e
il Caldora, avendo stretto alleanza,
escogitarono di farlo cadere in un
agguato proprio a Giugliano. Scelsero
un giorno sacro per la cristianità,
un giorno nel quale nessuno
pensava si fosse messo in atto un
episodio di guerra: il giorno di Natale
del 1437. Infatti Alfonso era seduto
nella vecchia chiesa di santa
Sophia ad ascoltare la sacra funzione
della nascita del Cristo. Non
aveva voluto credere ai messaggi
inviatogli che segnalavano l’accordo
tra le due fazioni nè ritenne
di dovere interrompere, per la sua
religiosità, la partecipazione alla
sacra funzione quando alcuni giuglianesi
lo avvertirono che l’esercito
nemico era nella zona di
Caivano, a pochi minuti dal luogo
ove raccolto in preghiera.

Terminata
la funzione religiosa Alfonso,
scortato da famiglie giuglianesi, riparò
a Capua. Gli assalitori devastarono
Giugliano saccheggiando
ogni cosa utile e radendo al suolo
il castello di Giugliano, identificato
dal gruppo di studio capitanato
dall’arch. Francesco Russo, nella
zona ad angolo tra via Cumana e
via Metito.
Alfonso diventato Re Magnanimo
narrava sempre l’episodio, tanto è
che il suo successore, il figlio Ferrante,
nel 1464, ricompensò Joannello
Maglione e dieci anni dopo
Agosto di jacobello e i fratelli Marino
e Salvatore Canta con esenzioni
di tasse ed immunità ed
aggregandoli in perpetuo alla cittadinanza
aversana. Esprimendo in
tal modo la gratitudine per l’aiuto
dato al padre. Dopo cento anni dall’episodio
Carlo V°, memore di
quanto successo, confermò i privilegi
accordati ai giuglianesi che
avevano determinato l’ascesa della
casa d’Aragona sul regno di Napoli.
Per ricordare tutto questo venerdì
5 febbraio, alle ore 18.30, il Console
di Spagna, Josè Luis Solano
Gadea, visiterà la chiesa di santa
Sophia nell’ambito di una iniziativa
promossa dall’istituendo Comitato
Cumana Posteritas-
Archivio Giuglianese presieduto
dall’arch. Francesco Russo.