giovedì, Luglio 17, 2025
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Ecco perché De Laurentiis non sarà mai il ‘mio’ presidente

De Laurentiis, sei la solita, immensa, delusione. Lo dico adesso, a tre giorni dalla fine del mercato di gennaio. Lo dico adesso facendo una premessa: non cambierei idea neanche se a maggio…
Immagino di scatenare una ridda di contestazioni, non me ne frega nulla.

Il Napoli quest’anno ha la possibilità di fare un qualcosa di straordinario, di storico. In 90 anni di storia di scudetti ne ha vinti due. Li ha vinti col migliore giocatore di tutti i tempi. Diciamo che avendo Maradona in campo dalla tua parte anche quello che sembrava un sogno impossibile divenne abbastanza semplice. Vincere senza Maradona a Napoli non è riuscito a nessuno. Per quanto Higuain sia per distacco il miglior giocatore della serie A, non c’è confronto. Vincere a Napoli senza Maradona sarebbe…

Quando hai la possibilità di vincere in una piazza dove storicamente non si vince mai devi fare di tutto per riuscirci. Nella fattispecie a gennaio questa squadra andava rinforzata. Era il caso magari di fare anche una follia prendere un giocatore da 30 milioni (non Maksimovic, sia ben chiaro), mettere sul piatto soldi che poi sarebbero in ogni caso rientrati con la qualificazione in Champions. Servivano al Napoli come il pane due giocatori, un centrocampista “quasi” all’altezza di Allan e Hamsik, ed un centrale difensivo pronto per l’uso. Giocatori pronti, abituati al calcio italiano, capaci di scendere in campo sin da subito.

Serviva prendere questi giocatori i primi giorni di mercato, in modo da darli a Sarri subito, farli ambientare, ed iniziare a giocare, semmai in qualche partita abbordabile come a Frosinone, semmai in Coppa Italia. E’ arrivato Grassi, 16 presenze in A (all’Atalanta, con tutto il rispetto) e Regini. Passi per quest’ultimo, giocherà poco o nulla, ed almeno ha la sua esperienza in Italia e conosce Sarri. Ma Grassi non era il giocatore da prendere. Poi magari diventerà un fenomeno. Ma oggi al Napoli serviva altro. Serviva l’uovo oggi, non la gallina domani.

De Laurentiis non sarà mai il mio presidente perché lui vede il calcio in una maniera che non è la mia. Lui fa calcio come per anni ha fatto cinema: facendo filmetti da tre lire, senza rischiare nulla, spendendo pochissimo (basta vedere il cast di questi film, per rendersi conto), per incassare poco di più. Nessuno pretende che nel calcio ci siano i ricchi scemi (che ricchi erano certamente, ma di scemi ne ho visti sempre pochi in giro, ognuno a modo suo col calcio ci ha guadagnato in modo indiretto, con rarissime eccezioni, me ne viene in mente una sola, Naldi), ma almeno imprenditori veri. Che investano loro soldi, con la speranza di fare grandi guadagni successivi.

Sia ben chiara una cosa: anche investendo 50 milioni non ci sarebbe stata la certezza di vincere. In ogni caso sarebbe stato difficile. Ma nessuno avrebbe potuto dire nulla al presidente. Adesso, almeno per me, vale il discorso opposto: se anche il Napoli vincesse lo scudetto (cosa che mi auguro dal profondo del cuore e chi mi conosce sa bene che per me il Napoli viene solo dopo la famiglia) non cambierei di una virgola il mio giudizio estremamente negativo su De Laurentiis.

Confesso: non mi era mai piaciuto, a pelle. Per altro senza mai avere avuto con lui problemi di nessun tipo: non mi è mai stato regalato nulla, ma non mi è mai stato negato ciò a cui avevo diritto. Oggi la delusione è completa, definitiva. Non sarà mai il mio presidente perché non mi piace il suo modo di fare calcio.

Qualcuno dirà: facile parlare se i soldi li mettono gli altri. Non è così: io non voglio che getti via i soldi. Avrei avuto piacere che avesse fatto l’imprenditore vero. Non l’ha fatto. Non è nel suo dna, non lo farà mai. Non lo fa neanche nel mondo del cinema che conosce alle perfezione. Lui è un imprenditore da cinepanettone. Non sarà mai il “mio” presidente.

di Liberato Ferrara su www.persemprenapoli.it