Negli atti inviati dalla procura di Cassino ha inviato al gip Angelo Lanna e ora trasmessi anche alla procura di Napoli, nuovi particolari sulle dichiarazioni di Paolo Pietropaolo nell’interrogatorio di due sere fa. Sono i dettagli delle due ore e mezza, tra interruzioni e vuoti, di risposte dinanzi al pm Roberto Bulgarini e ai carabinieri di Pozzuoli e Formia. Risposte sul folle tentativo di dare fuoco, con una bottiglietta di alcol e un accendino, al corpo della sua compagna Carla Ilenia Caiazzo. Come una precisazione, che sembra essere una difesa a oltranza sull’accusa di tentato omicidio: «Non avevo intenzione di uccidere Carla…dopo averle dato fuoco, non l’ho nemmeno investita nonostante avessi potuto».
Ma poi, l’aggiunta successiva esprime quel rapporto di odio-amore, la relazione malata e ormai ossessiva che Pietropaolo aveva con Carla: «Avevo intenzione di sfregiare il viso di Carla che è una ragazza molto bella». Sfregiarla e spegnerle il sorriso, la bellezza, una parte della vita. Renderla inoffensiva verso quello che Pietropaolo considerava un tradimento: la relazione contemporanea con un altro. Un uomo sposato e separato con tre figli. Nessuna intenzione di uccidere, ma sfigurarla, renderla un fantasma.
Il pensiero della bambina, che nasceva dopo otto mesi di gestazione in quelle stesse ore, è lontano per Pietropaolo. Non pensava di far del male anche a quella neonata? chiedeva il pm Bulgarini. E Pietropaolo ha risposto: «Non avevo intenzione nemmeno di riconoscere la bambina, non sentendola mia»: Una frase enigmatica, che aveva bisogno di un’aggiunta per essere compresa in pieno. Aggiunta e precisazione che Pietropaolo non ha disdegnato di affidare al magistrato: quella figlia, che Carla voleva proprio da lui, era stata ottenuta con l’inseminazione artificiale.
Amore e odio, in una relazione ormai inquinata dall’ossessione e dalla depressione di lui. Odio per Carla? La risposta sembrava non avere logica, ma c’era tutta la coerenza di un sentimento che da dono e comprensione si era trasformato in possesso e risentimento: «A volte si fa del male alla persona che non si vuole che tradisca». E c’era anche la motivazione di quell’impeto, che lo ha spinto a ridurre in fin di vita la donna conosciuta quando aveva 13 anni.
Negli atti depositati, anche il riferimento ad alcune lettere scritte da Paolo Pietropaolo. Scritti inviati a Carla, che lui ha spiegato in questo modo: «Manifestavo la volontò di suicidarmi, ma anche la volontà di uccidere Carla. Avevo scritto che volevo strozzarla». La figlia in arrivo, che non sentiva sua, è stata sempre assente nei pensieri di Paolo. Lo è stata, rimossa, anche nell’interrogatorio di due sere fa. Un’appendice di Carla, tanto da pensare che uccidendo lei avrebbe ucciso anche la bimba che aveva in grembo. Ha detto ancora Pietropaolo: «Avrei ucciso anche la bambina, nonostante i miei familiari mi invitassero a superare questa crisi, cercando di rifarmi una vita nuova».
La pena restava la sorte di Carla, il dolore che soffriva. Amore e odio, contraddizioni e sofferenza in un interrogatorio da cui non potevano che scaturire le accuse poi formulate dalla procura di Cassino e trasmesse al gip: tentato omicidio pluriaggravato, quindi con l’ipotesi della premeditazione emersa dalle lettere e dalle intenzioni passate espresse nel verbale; procurato aborto, legato alla manifestata volontà passata di voler uccidere anche la figlia e alla noncuranza verso il suo destino.
Fonte: Il Mattino.it