Indulgente nella sua professione di carabiniere, violento nella sua vita privata. E’ la storia di un carabiniere di Giugliano, condannato alla pena di due anni e tre mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia,. La sentenza è stata emessa ieri dal Tribunale di Napoli Nord – Dott. Cioffi – a definizione del primo grado di giudizio.
I fatti risalgono al 2014 quando a G.P., carabiniere in servizio presso una Stazione del Napoletano, venne applicata una misura cautelare poiché accusato di maltrattamenti nei confronti della moglie. Al militare fu imposto il divieto di avvicinarsi ai luoghi di abituale dimora e frequentazione e divieto di comunicare con la consorte.
Un inferno casalingo fatto di ingiurie sistematiche, aggressioni fisiche, diffamazioni continue in pubblico, anche sui luoghi di lavoro della vittima, costretta dapprima a scappare dalla casa coniugale e poi a cambiare più volte lavoro ed utenze telefoniche per sfuggire alle angherie dell’uomo. “La legge sono io, ti ammazzo quando voglio, ti sgozzo”. Più volte la pistola di ordinanza è stata puntata al volto della vittima, anche in presenza di testimoni oculari, con toni violentemente minacciosi.
Nonostante gli obblighi imposti al carabiniere, anche durante il processo gli illeciti sono continuati, tanto da costringere la difesa della vittima (l’avvocato Biagio Borretti) a chiedere ed ottenere un aggravamento della misura, con obbligo di firma tutti i giorni e per due volte al giorno, la sospensione dal servizio e, soprattutto, la consegna della pistola d’ordinanza con la quale continuava a minacciare la moglie. Nella giornata di ieri è arrivata la sentenza di primo grado che ha visto il giudice inchiodare il carabiniere alle sue responsabilità. Adesso ci sarà l’Appello che potrebbe confermare la condanna di primo grado, ridurla o scagionare il militare.