venerdì, Luglio 18, 2025
HomeCronacaFavori all’ex discoteca del clan: otto arresti Il Mattino del 15 febbraio...

Favori all’ex discoteca del clan: otto arresti
Il Mattino del 15 febbraio 2006


Giugliano. Un telefonino modello «star tac» in cambio di un’autorizzazione sanitaria per la discoteca La Villa, un immobile che è stato di proprietà di esponenti del clan Nuvoletta. Per questo scambio, che per gli investigatori si traduce in corruzione, il segretario della sezione dei ds e funzionario del Comune di Giugliano, Giovanni De Vivo, è finito agli arresti domiciliari. Con lui sono stati arrestati anche il comandante della polizia municipale del comune a nord di Napoli Umberto Nannini, il suo vice Vincenzo Vitiello, un maresciallo dei carabinieri Armando del Prete, altri due impiegati del Comune di Giugliano Ciro Testa (originario di San Giorgio a Cremano), Carmine Carbone (agli arresti domiciliari) e due presunti fiancheggiatori del clan Nuvoletta: Giacomo Gala e Vincenzo Alfiero. Risultano indagati anche altre cinque persone tra cui Giovanni Nuvoletta (figlio di Lorenzo, il padrino morto da tempo) considerati gli «istigatori» di alcune corruzioni. L’inchiesta coordinata dai pm della Dda Paolo Itri e Raffaella Capasso ha ricostruito tra il 1996 e il 2001 una serie di episodi di corruzione per trasformare una struttura in parte abusiva in una discoteca con tutte le autorizzazioni in regola. Il locale è «La Villa» di Giugliano (sequestrata dai carabinieri) e le pratiche amministrative che interessavano i gestori, considerati vicini al clan Nuvoletta, erano condoni edilizi, autorizzazione agli scarichi, autorizzazione sanitaria e licenza per trattenimenti danzanti. Buona parte delle indagini si fonda sulle dichiarazioni di un pentito, Salvatore Izzo, ex affiliato al clan Polverino, ex dipendente di un’agenzia ippica frequentata dai Nuvoletta, ex gestore di un hotel e all’epoca dei fatti confidente dei carabinieri. Secondo la ricostruzione degli investigatori, esponenti della cosca di Marano avrebbero versato somme di denaro di vari importi, dai 500 ai 2500 euro, messe a disposizione dal boss Giovanni Nuvoletta, a funzionari (Testa, avrebbe avuto anche un forte sconto per l’acquiso di un’automobile) e pubblici ufficiali per ottenere le licenze o per evitare i controlli amministrativi. In particolare i due dirigenti della polizia municipale avrebbero fatto di tutto per impedire la chiusura del locale. Gli indagati avrebbero anche falsificato alcune ricevute di pagamento relative alla domanda di condono edilizio e sottratto, fingendo un furto, e sostituito le planimetrie allegate all’istanza di condono. De Vivo, difeso dall’avvocato Pasquale Pianese, ha ottenuto la detenzione in casa perché la sua posizione risulterebbe meno grave. Nell’ordinanza emerge anche la figura di un sottufficiale dei carabinieri della compagnia di Giugliano, il maresciallo Colucci. Gli indagati, per ringraziarselo, avevano cercato inutilmente di corromperlo.

AMALIA DE SIMONE





Telefonini e computer in cambio delle licenze





Giugliano. «Ciro Testa, avendo capito che si trattava della discoteca Villa, per la quale, a fronte di un illecito intervento in precedenza, non aveva ricevuto la somma di denaro richiesta, volle i soldi in anticipo». È il 12 settembre del 2002 e Salvatore Izzo (il pentito) racconta ai giudici l’ennesimo episodio di quella vicenda di corruzione che fa tremare il Comune di Giugliano. Eccoli i personaggi che ieri mattina sono finiti in manette o agli arresti domiciliari. Ecco come vengono descritti nell’inchiesta dei magistrati. Partiamo da Ciro Testa, impiegato comunale, che gestiva ben tre studi privati di consulenza. Per sistemare una pratica avrebbe chiesto 50 milioni, poi avrebbe ridotto la richiesta. Dice Izzo nell’interrogatorio del 18 dicembre 2002: «Mi recai a parlare con questo tecnico, che già conoscevo, e questi acconsentì a ridurre la sua richiesta di 10 milioni. Quando lo riferii a Giovanni Nuvoletta, lui andò su tutte le furie: riteneva offensivo che il tecnico avesse acconsentito a praticare uno sconto a me e non a lui. Mi anticipò, pertanto, che alla fine non gli avrebbe pagato proprio nulla». Di qui lo scontento di Testa e le successive proteste. Ma in ogni caso anche lui avrebbe incassato diversi milioni, un’auto a prezzo di favore e altri e diversi «benefit». Giovanni De Vivo è un’altro dei personaggi chiave dell’inchiesta. Lavora nell’ufficio addetto al rilascio delle autorizzazioni sanitarie ed è anche coordinatore delle due sezioni (Giugliano e Lago Patria) dei Ds nel Comune. Di lui parlano nel corso di un’intercettazione Gaetano e Giuseppe Gala, padre e figlio, gestori di fatto de «La Villa». Dice il giovane «Papà, sono stato stamattina…quello là…come si chiama…quello che rilascia la cosa sanitaria, gli abbiamo dovuto regalare un telefonino» «Ancora?» replica indignato il padre. E il figlio: «Ha voluto un telefonino, gli ho preso uno star tek piccolino, che costa 500 mila lire. Lunedì abbiamo tutte le licenze, stavano pure scrivendo». Umberto Nannini è il comandante della polizia municipale di Giugliano. Secondo il pentito che ha dato il via alle indagini, uno dei soci dell’impresa che gestiva la discoteca fuorilegge gli avrebbe detto che non si preoccupava dei vigili urbani «perchè avrebbero fatto in modo di ritardare l’ordinanza di chiusura». E ne era certo perché «il figlio del comandante Nannini, lavorava presso la discoteca Villa con uno stipendio di circa tre milioni». Vincenzo Vitiello, è invece, il vice comandante della polizia municipale. Di lui Izzo dice nello stesso interrogatorio: «Il maresciallo in seconda Vitiello prendeva regali e qualche bustarella nell’ordine di qualche milione una tantum». Vitiello avrebbe anche ricevuto un computer in regalo. Il tecnico Vincenzo Alfiero, l’impiegato comunale Carmine Carbone e Giovanni De Vivo, anche lui impiegato comunale, avrebbero ricevuto tangenti per diversi milioni di lire, orologi d’oro, telefonini e computer.

DANIELA DE CRESCENZO






IL SINDACO: VICENDA CIRCOSCRITTA, NON TEMIAMO LO SCIOGLIMENTO

«Indagato un compagno, non me l’aspettavo»



«Non conosco le carte, ma da quel che so si tratta di questioni che riguardano i singoli e non certo l’amministrazione nel suo complesso». Francesco Taglialatela, primo cittadino di Giugliano dal maggio 2003, è sconcertato. Sindaco, se l’aspettava? «Ovviamente no. E ancora adesso non abbiamo notizie precise e ufficiali sulla vicenda giudiziaria. Siamo in attesa, anche per poter prendere iniziative nei confronti dei dipendenti». De Vivo appartiene al suo partito. «Certo. È una persona che non lasciava prevedere nessun possibile coinvolgimento in questo tipo di vicende. Ma io ho la massima fiducia nella magistratura ». Temete un possibile intervento degli ispettori lla prefettura? «No. Penso che si tratti di una vicenda circoscritta, che non lascia intravedere condizionamenti o infiltrazioni nell’amministrazione. I magistrati si stanno interessando di casi giudiziari che rientrano nella responsabilità individuale». Difficile amministrare un comune come Giugliano? «Si, ma non solo per la presenza della malavita. Sono i continui tagli di fondi, la mancanza di personale e l’impossibilità di assumerlo, l’impoverimento della popolazione i maggiori problemi. In rapporto ai 140mila abitanti avremmo bisogno di 200 vigili urbani e di mille dipendenti comunali. Abbiamo invece 87 agenti e poco più di cento impiegati al Municipio».
d.d.c.








Il pentito: finti furti, così sparivano le carte



Giugliano. Parla Izzo, confidente dei carabinieri prima e pentito di camorra poi, e racconta di una città dove con un po’ di soldi e qualche minaccia i boss aggiustavano licenze e permessi, sostituivano i documenti e organizzavano finti furti al Comune per «mettere a posto le carte». Il pentito racconta di come boss e guaglioni traverstiti da imprenditori riuscissero a mandare avanti l’impresa, in questo caso «La Villa», una discoteca lungo via Ripuaria, in barba a leggi e regolamenti. Ti serve la nuova licenza edilizia? No problem, basta comprare il computer alla persona giusta. Non hai i bollettini di pagamento? Ci pensa il funzionario comunale che nel frattempo si è attrezzato con scanner e computer. E con pochi milioni te la cavi. Con un telefonino ultimo grido, poi, ti compri l’autorizzazione sanitaria. Basta poco a corrompere il responsabile dell’ufficio, che come responsabile dei Ds, poi, magari ti spiega l’importanza della legalità. Tutto questo racconta Izzo: se le sue accuse siano fondate o meno, ce lo diranno i processi che verranno. Ma certamente il quadro che viene fuori da interrogatori e intercettazione nel corso delle indagini portate avanti dai sostituti procuratori della Direzione distrettuale antimafia Paolo Itri e Raffaella Capasso, è di quelli che inquieta. Per sistemare la licenza edilizia de «La Villa» i primi guai nascono nel ’96. È stata presentata una richiesta di condono edilizio per i locali della discoteca, ma nel frattempo sono state fatte anche delle nuove ristrutturazioni e le piantine non corrispondono. Ma niente paura. Secondo Izzo, Testa (il dipendente comunale che più di tutti si darebbe dato da fare), avrebbe spiegato che bastava clonare i bollettini dei versamenti di condono edilizio, modificandone così le date: come? Con il suo computer, servito da una speciale stampante laser. In questo modo si risparmiava anche di versare un centinaio di milioni. Un vero affare. E come far sparire i vecchi documenti? Niente paura, un gruppo di dipendenti comunali si riunisce e organizza un bel furto (finto naturalmente) negli uffici del Comune, facendo sparire centinaia di pratiche e tra queste anche quella che deve essere modificata. Ma non sempre tutti i colpi vanno a segno: e così «La Villa» viene multata dai carabinieri di Varcaturo. E allora Gala (uno dei gestori, per gli amici «’o showman») e soci cercano di corrompere anche il maresciallo Colucci. Ma questi resiste. E non solo: tramite Izzo, che all’epoca era un suo confidente, controlla la distribuzione delle mazzette. E l’inchiesta fa un nuovo passo in avanti. Tra gli incerti del mestiere ci sono anche i soci «infedeli». E così Gaetano Iacolare (uno dei boss locali), secondo i magistrati socio occulto dell’impresa e all’epoca latitante, a un certo punto è costretto a sostiuire un socio, Sabatino Solla, troppo preso dalla cocaina.


DDC





Comune a rischio scioglimento? Dai partiti un coro di no


Giugliano. La notizia corre di bocca in bocca, se ne parla al bar e nei capannelli per strada. L’argomento Quello degli arresti di ieri mattina è un argomento finito inevitabilmente in discussione anche nella conferenza dei capigruppo di maggioranza, programmata da giorni, per il consiglio comunale che si terrà venerdì pomeriggio. Si sarebbe dovuto affrontare il tema della crisi politica, degli addetti alla sosta a pagamento. Sono state accertate delle infiltrazioni delle organizzazioni criminali, viene subito da chiedersi se i politici di Giugliano si sentono a rischio scioglimento. «Assolutamente no – dice subito il sindaco Francesco Taglialatela – Ho fiducia nel lavoro della magistratura e di quello che so per il momento, questi provvedimenti non lasciano intravedere condizionamenti o infiltrazioni come, invece, si è ipotizzato negli altri comuni che sono stati sciolti. Responsabilità che, se eventualmente ribadite, ricadranno solo sui singoli e non sull’amministrazione». C’è tanto sconcerto, ma non scatta la polemica politica. Antonio Ferrara dell’Udc dice: «L’abbiamo appena appreso e la notizia ci ha colto di sorpresa. Sarà la magistratura, poi, a fare le valutazioni che deve. Noi non avevamo sentore di nulla». «Il Consiglio andrebbe sì sciolto ma non per questa vicenda. Gli arresti si inseriscono in un contesto ben più grave di mancanza di progettualità e di attenzione verso i problemi della città», attacca Pietro Ciccarelli, capogruppo consiliare di Forza Italia. «Mi sento di escluderlo – dice Nello Palumbo, coordinatore cittadino della Margherita – La legge che disciplina lo scioglimento dei comuni presuppone che vi sia un condizionamento sistematico dell’attività amministrativa. E non mi pare questo il caso. Inoltre non mi pare che sia stato accertato ancora niente. C’è un’indagine in corso e va rispettato il lavoro dei magistrati, ma anche il diritto degli accusati di essere considerati innocenti fino alla sentenza di condanna». Non ci saranno risvolti amministrativi nemmeno per Rifondazione. «Lo scioglimento? Non credo proprio. Innanzitutto vanno ancora verificate le responsabilità dei dipendenti del Comune – dice il consigliere Antonio Poziello – e noi speriamo che la vicenda possa concludersi positivamente. Poi, se anche fosse, la vicenda giudiziaria riguarda i livelli tecnici e non la parte politica». Per il capogruppo dell’Udeur Antonella Pianese: «Non conosco la natura dei provvedimenti – dice – e rispetto il lavoro dei magistrati». Il sindaco stava valutando con la segreteria generale anche il tipo di provvedimenti. Si devono prendere anche dei provvedimenti amministrativi di sospensione. Insomma, tutti concordi nel dire che sarà l’esito dell’indagine della magistratura a fare luce sulla vicenda e non la prefettura. «Abbiamo un incontro già convocato a giorni per i nuovi dirigenti del partito – dice Salvatore D’Alterio del direttivo Ds – e sicuramente in quell’occasione affronteremo anche questa situazione».

TONIA LIMATOLA




IL MATTINO 15 FEBBRAIO 2006