GIUGLIANO. La prefettura vaglierà l’incartamento della magistratura per decidere se inviare o meno la commissione d’accesso nel Comune dove ieri sono stati arrestati tre impiegati amministrativi (Ciro Testa, Carmine Carbone e Giovanni De Vivo che è anche segretario di zona dei Ds), il maresciallo dei carabinieri in servizio presso la compagnia della cittadina, Armando Del Prete; il comandante e il vice comandante della polizia municipale, Umberto Nannini e Vincenzo Vitiello; Vincenzo Alfiero e Giacomo Gala, ritenuti dagli inquirenti fiancheggiatori del clan Nuvoletta. Le indagini dei magistrati della procura distrettuale antimafia, Paolo Itri e Raffaella Capasso, hanno messo a nudo una serie di episodi di corruzione e una rete di connivenze ramificate: l’obiettivo della cosca sarebbe stato quello di «mettere a posto» il condono richiesto per la discoteca «La Villa» e ottenere le licenze necessarie al suo funzionamento. Già ieri il sindaco Francesco Taglialatela ha sospeso i tre dipendenti comunali in attesa della conclusione dell’iter giudiziario. Solo dopo le eventuali condanne o assoluzioni ci potranno essere provvedimenti definitivi. E Giovanni De Vivo si è anche autosospeso temporaneamente dal suo partito con una lettera che è stata annunciata, ma dovrebbe arrivare a destinazione nei prossimi giorni. Il regolamento dei ds in questi casi prevede la sospensione se l’interessato non decide autonomamente di fare un passo indietro. Ieri pomeriggio De Vivo, che è agli arresti domiciliari, ha incontrato il suo avvocato, Pasquale Pianese. «É sereno. Ha fiducia nell’operato della magistratura», spiega il legale. «Sono innocente – ha detto l’esponente diessino – della licenza sanitaria rilasciata ai gestori della discoteca ”La Villa” non ricordo assolutamente niente, è una delle tante che ho rilasciato». De Vivo, ha dato incarico all’avvocato di svolgere, su questo punto, accurati accertamenti difensivi. E ha ribadito: «Non conosco i presunti fiancheggiatori del clan coinvolti nell’inchiesta giudiziaria, i loro nomi non mi dicono niente». Il funzionario ha poi escluso di aver mai avuto un telefonino in regalo e non ricorda nemmeno di averne mai posseduto uno di modello «star tac», come risulterebbe, invece, dalle intercettazioni telefoniche svolte sulle linee dei presunti corruttori. «Voglio essere interrogato subito dai magistrati», ha ribadito De Vivo al suo avvocato che gli ha spiegato che l’interrogatorio di garanzia è previsto dal codice entro cinque giorni. Dall’indagine condotta dai magistrati, dagli interrogatori del pentito (già confidente dei carabinieri) Salvatore Izzo, emerge con chiarezza che molte tangenti e numerosi regali sono stati offerti a dipendenti comunali, vigili urbani ed esponenti delle forze dell’ordine dai presunti fiancheggiatori del clan, tanto che questi ultimi erano preoccupati di non spendere troppo. Nell’intercettazione del settembre del Duemila, infatti, sono al telefono Giuseppe e Giacomo Gala. Dice il padre: «Stammi a sentire un attimo. Se vai a Cercola, ti fai dare un computer portatile, quello che costa di meno, poi vai a casa del comandante Vitiello e glielo porti». E anche le «tariffe» del funzionario del Comune Ciro Testa, che sembra uno dei protagonisti dell’inchiesta, erano giudicate esose dal clan che tenta di risparmiare e alla fine non versa la cifra pattuita. Per Nannini, invece, non bastavano i regali, è sempre la versione dell’accusa, tanto che, spiega Izzo in un interrogatorio: «Il figlio di quest’ultimo, per quanto ricevesse per la gestione della discoteca tre milioni di lire al mese, figurando come dipendente non inquadrato, in realtà non si vedeva quasi mai al locale».
DANIELA DE CRESCENZO – IL MATTINO 16 FEBBRAIO 2006
La Margherita: «Ora azzeriamo la giunta»
Giugliano. La bufera giudiziaria riporta in primo piano la necessità di ricompattare il centrosinistra e mettere fine alla lunga crisi amministrativa. In pratica, a Giugliano matura la consapevolezza di dover mettere presto al lavoro un esecutivo forte, ma la determinazione della nuova giunta resta ancora lontana. Il dibattito sulla crisi stasera si sposterà in Consiglio comunale, ma perché la maggioranza possa trovare una sintesi tra le diverse posizioni, bisognerà aspettare l’esito degli incontri già fissati nel fine settimana. Intanto Margherita e Repubblicani restano fermi sulla richiesta di azzeramento della giunta, avanzata un mese fa. Proposta che non era piaciuta a Ds, Rifondazione, verdi, Sdi, orientati per l’integrazione delle poltrone vacanti, ma che non dispiace all’Udeur. Cosa cambia alla luce di questa nuova tensione? «È evidente che adesso bisogna fare quadrato per trovare una sintesi – dice il sindaco Francesco Taglialatela – Anche se, lo ribadisco, non c’è nessun nesso tra la politica e queste vicende giudiziarie, ritengo che bisogna accorciare i tempi per uscire dalla crisi». Dalla Margherita alzano il tiro. «Adesso la giunta va azzerata – dice Nello Palumbo, coordinatore cittadino – Noi il percorso lo abbiamo indicato: si deve ricominciare daccapo con un nuovo patto di governo e una squadra capace di attuarlo, determinata in base al principio di rappresentanza delle forze politiche in consiglio». Serve subito un esecutivo anche per l’Udeur, uscito fuori dalla maggioranza. «La nostra è stata una provocazione- chiarisce Giulio Pezzella, coordinatore cittadino – Ne restiamo parte integrante: abbiamo solo voluto dare uno scossone, dopo essere rimasti inascoltati a lungo. Siamo convinti che ci vuole un esecutivo autorevole che metta in condizione l’amministrazione di camminare a testa alta e dare risposte alle emergenze cittadine». Intanto dopo la serie di dimissioni di fine 2005, sono quattro le poltrone vuote su dieci: dagli inizi di gennaio la città è anche senza vicesindaco. Dopo l’arresto del dipendente comunale, nonché coordinatore cittadino dei Ds, Giovanni De Vivo, sono in molti a chiedersi se la coalizione debba essere ripensata. Dall’opposizione chiedono trasparenza. «La maggioranza – dice Giovanni Niola, coordinatore cittadino di An- dovrebbe verificare se questi fatti sono davvero circoscritti ai singoli, oppure se ci sono delle responsabilità più allargate». Dalla maggioranza ribadiscono: «In questa vicenda i partiti non c’entrano. Se dovesse essere accertata una colpa, si tratterebbe della responsabilità di un singolo che riguarda la burocrazia e non la politica», dicono.
tonia limatola- IL MATTINO 17 FEBBRAIO 2006