venerdì, Luglio 18, 2025
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GIUGLIANO: NIENTE ARRESTO PER IL SEGRETARIO DELLA QUERCIA
Favori all’ex locale dei Nuvoletta: il gip boccia l’inchiesta. De Vivo libero


GIUGLIANO. Il tribunale del riesame boccia parte dell’inchiesta dell’antimafia secondo cui vigili, funzionari e impiegati del comune di Giugliano avrebbero illegalmente trasformato una struttura abusiva in una discoteca con le carte in regola, per favorire la camorra. È stata infatti annullata l’ordinanza di custodia cautelare per il segretario della sezione dei ds e funzionario del Comune di Giugliano, Giovanni De Vivo (difeso dall’avvocato Pasquale Pianese) accusato di aver rilasciato un’autorizzazione sanitaria per la discoteca La Villa, un immobile considerato nella disponibilità di esponenti del clan Nuvoletta in cambio di un telefonino. De Vivo è stato scarcerato perché non sono stati ritenuti sussistenti i gravi indizi di colpevolezza; per tutti gli altri indagati è stata esclusa l’aggravante dell’articolo 7 della legge antimafia (cioè l’aver agito con finalità camorristiche) con la conseguenza che i provvedimenti sono stati ridimensionati. Scarcerato anche Giacomo Gala, ritenuto fiancheggiatore del clan Nuvoletta. Gala, difeso dall’avvocato Fabio Foglia Manzillo sarà sottoposto solo all’obbligo di firma. Arresti domiciliari invece per il comandante della polizia municipale del comune a nord di Napoli Umberto Nannini, il suo vice Vincenzo Vitiello, un maresciallo dei carabinieri Armando del Prete e altri due impiegati del Comune di Giugliano Ciro Testa (originario di San Giorgio a Cremano) e Carmine Carbone. Quest’ultimo insieme con De Vivo aveva beneficiato sin dall’inizio degli arresti domiciliari. L’inchiesta coordinata dai pm della Dda Paolo Itri e Raffaella Capasso ha ricostruito tra il 1996 e il 2001 una serie di episodi di corruzione per evitare la chiusura del locale abusivo «La Villa» di Giugliano. Le pratiche amministrative che interessavano i gestori, considerati vicini al clan Nuvoletta, erano condoni edilizi, autorizzazione agli scarichi, autorizzazione sanitaria e licenza per trattenimenti danzanti. Secondo la ricostruzione degli investigatori, esponenti della cosca di Marano avrebbero versato somme di denaro a funzionari e pubblici ufficiali per ottenere le licenze o per evitare i controlli amministrativi. In particolare Nannini e Vitello, ai vertici della polizia municipale avrebbero fatto di tutto per impedire la chiusura del locale. Gli indagati avrebbero anche falsificato alcune ricevute di pagamento relative alla domanda di condono edilizio, sottratto (con la simulazione di un furto) e sostituito le planimetrie allegate all’istanza di condono. De Vivo, che lavora nell’ufficio addetto al rilascio delle autorizzazioni sanitarie entra nell’inchiesta per un telefonino star tac: di lui parlano nel corso di un’intercettazione Gaetano e Giuseppe Gala, padre e figlio, gestori di fatto de «La Villa». «Ma alla fine è stato dimostrato che io non c’entro nulla». Giovanni De Vivo commenta così l’ordinanza che lo libera da qualsiasi sospetto. È appena uscito di casa con il suo avvocato, un amico l’accompagna in consiglio comunale. L’assemblea interrompe i lavori per congratularsi con lui. «Spero non sia uno scherzo di Carnevale – scherza il segretario Ds – per me sono stati giorni da incubo anche se penso di essere stato fortunato a non finire in galera per un errore. Da un lato la serenità di non aver commesso niente, dall’altra la paura di rimanere invischiato in un errore giudiziario». Fa una pausa, si guarda intorno, stringe mani. «Adesso il mio pensiero va agli altri coinvolti. Ma ho fiducia nella giustizia. Certo sono esperienze che segnano. Adesso penso che per parecchio vivrò con questa tensione dentro di me: ho imparato a memoria l’ordinanza che mi metteva sotto inchiesta». Un sorriso e una promessa da mantenere. «Cosa farò domani, starò con mio figlio. Sarà un Carnevale speciale».