Dopo il proscioglimento la Quercia gli offre il suo posto nel direttivo. Tratterà con il sindaco per la crisi
di TONIA LIMATOLA
Giugliano. Ha timbrato il cartellino alle 11.18 ed è tornato da innocente nel proprio ufficio al Comune, dopo uno stop forzato di due settimane. Prima le formalità di rito per la revoca della sospensione dal servizio nella segreteria generale, insieme con il suo legale, l’avvocato Pasquale Pianese, poi dritto nella sua stanza al sesto piano. È stata una mattinata di Carnevale piena di entusiasmo per Giovanni De Vivo, il funzionario coinvolto suo malgrado nella brutta vicenda di mazzette per la quale, poi, la magistratura ha accertato la sua completa estraneità. Ha fatto il suo esordio nella sala consiliare l’altra sera, alle 20, subito dopo la revoca degli arresti domiciliari. «Ad un certo momento sono dovuto andare via per non disturbare l’assise che stava discutendo», dice. E in effetti tutti i consiglieri, a turno, si sono alzati dai banchi per salutarlo. Solidarietà e nessuna speculazione politica, insomma, per il segretario cittadino della Quercia. Ieri mattina le attestazioni di simpatia e affetto, sono arrivate anche dai colleghi. «Adesso – dicono al Comune – Non vediamo l’ora di liberarci definitivamente da questo brutto marchio dei legami con la camorra». Il comandante dei vigili Nannini, il suo vice Vitiello e gli altri dipendenti comunali, infatti, restano ancora agli arresti domiciliari. Intanto per De Vivo è arrivato il momento di archiviare la brutta esperienza. Ieri ha festeggiato il Carnevale dopo l’arresto la mattina di san Valentino. Da una ricorrenza all’altra, due condizioni d’animo opposte. Le lasagne fatte a mano, direttamente da lui. «Mi sono dilettato ai fornelli per ingannare il tempo – dice – Ho anche letto i giornali e, per fortuna, non mi sono sentito offeso. Anche se ho immaginato i brutti commenti in città», dice. Poi lo sguardo si rabbuia. «Sono ancora scosso – continua- perché solo adesso che sono ritornato al lavoro ho la dimensione di ciò che è successo». Il direttivo dei Ds è già pronto a chiedergli di tornare. «La sua autosospensione – dice Pasquale Parisi, capogruppo dei Ds – ha avuto ragione per il suo senso di responsabilità. Adesso non c’è nessun motivo per cui non debba ritornare». Una volta ufficializzato il suo ritorno, De Vivo si siederà di nuovo al tavolo dell’interpartitico per affrontare con decisione la risoluzione della crisi politica. Altro tema caldo della seduta di consiglio dell’altra sera. Il sindaco Francesco Taglialatela si è preso un po’ di tempo per riflettere e trovare una sintesi delle varie posizioni espresse dai partiti negli ultimi giorni. Il nodo da sciogliere resta sempre la giunta. Mancano quattro assessori, ma si gira a vuoto sulla determinazione del nuovo esecutivo. Il dibattito si fa accesso su due ipotesi: azzeramento, richiesto da Margherita, Repubblicani e Udeur, e integrazione, soluzione efficace per Ds, Rifondazione, Sdi, verdi. Sulla lentezza sono duri dall’opposizione. «La crisi è irrisolta, questa maggioranza continua a litigare – dice Antonio Ferraro, Udc – Dopo tre anni di fallimenti, a questo punto dovrebbero tornare a casa».
IL MATTINO 1 MARZO 2006