giovedì, Luglio 17, 2025
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ACCOLTELLATO DAL BRANCO, PUNITO PER UNO SGUARDO

Ha incrociato lo sguardo delle persone sbagliate. E questo, in una terra dove comandano i più violenti, può essere addirittura mortale. Antonio S., 22enne di Sant’Antimo, deve ringraziare il cielo se è ancora vivo. E’ stato colpito ripetutamente da un coltello a serramanico lanciato dritto contro il petto. Lui si è difeso, ha cercato di parare i colpi con le braccia e adesso rischia di perdere la funzionalità della mano sinistra: i fendenti gli hanno reciso i tendini. Agghiacciante il movente dell’aggressione: insieme con il fratello si era fermato in piazza Trivio, a Giugliano, dove avrebbe incrociato lo sguardo di alcuni ragazzi che erano lì a bivaccare. Il gruppo di giovani, però, non avrebbe gradito. Lo sguardo «gratuito», da queste parti, non è tollerato. Ancora di più se a lanciarlo è un «forestiero», uno che non è della zona, che non appartiene allo stesso branco.



Sono le undici e mezzo di sabato mattina. Tra le decine di vetture che transitano tra corso Campano e piazza Trivio c’è quella di Antonio e Vincenzo, due fratelli di Sant’Antimo che lavorano presso l’azienda di autotrasporti del padre. Vincenzo, 24 anni, è alla guida dell’auto aziendale, accanto a lui c’è il fratello più piccolo. Antonio, un ragazzo alto con i capelli chiari, è affacciato al finestrino. Guarda in strada, osserva i passanti. Un gesto innocente. Ma questo non piace al gruppo di giovanotti che è appostato all’esterno del club dei tifosi «Ultras Giugliano». Si sentono osservati, scrutati. «Che hai da guardare? Che vuoi?», protestano. Basta questo perché nasca la zuffa, violentissima. I due fratelli sono costretti a scendere dall’auto. Attorno si trovano almeno dieci persone: tutti giovanissimi, tra loro anche qualche minorenne. I ragazzi si scambiano insulti, pugni calci. La gente tutt’intorno osserva senza fare nulla: in fondo, da queste parti, le risse sono frequenti. Passano dieci minuti e, finalmente, qualcuno si decide ad intervenire: un gruppo di commercianti – gli stessi che poi dichiareranno di non aver visto nulla – allontana i litiganti tra i reciproci scambi di accuse. Antonio e Vincenzo rientrano in macchina, ripartono in direzione delle cosiddette «colonne di Giugliano», l’incrocio che segna il confine tra i Comuni di Giugliano, Melito e Sant’Antimo. La zuffa sembra finita. E invece no. Tre o quattro ragazzi, in sella a due motorini, raggiungono i due fratelli poco lontano dalla chiesa del Purgatorio. Si piazzano davanti all’automobile, uno dei baby-delinquenti sfonda il finestrino della macchina. Poi tira fuori un coltello e cerca di colpire Antonio al petto. Il 22enne para i colpi con le mani: quattro o cinque coltellate lo feriscono mentre il fratello è immobilizzato da altre due persone.



Il giovane di Sant’Antimo perde parecchio sangue: ha le mani e le braccia completamente imbrattate. Gli aggressori scappano in un batter d’occhio: i due motorini si allontanano senza che nessuno provi a fermarli o almeno a prendere nota delle targhe. Cercano di allontanarsi anche Vincenzo e Antonio ma, percorsi pochi metri, devono fermarsi. Il ferito perde sangue e sta malissimo. I primi ad arrivare sul posto sono gli agenti del commissariato di polizia di Giugliano-Villaricca che avviano le indagini. Ma non sanno chi cercare: Vincenzo è troppo confuso, gli altri testimoni troppo vaghi e imprecisi.



L’ambulanza arriva dal vicino ospedale «Moscati» di Aversa. Poco prima dell’una Antonio entra in sala operatoria. I medici cercano di salvargli la mano sinistra. Quattro giorni dopo sarà necessario un nuovo intervento.



Tra mille difficoltà iniziano le indagini. Gli agenti, diretti dal vicequestore Pasquale De Lorenzo, si trovano di fronte un muro di gomma: nessuno ha visto, nessuno ha sentito.