giovedì, Luglio 17, 2025
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Salumiere di 75 anni spara al rapinatore

Alla quinta rapina ha reagito sparando contro i due malviventi, incappucciati con passamontagna e armati di pistola. Era l’ora di chiusura, i rapinatori gli hanno intimato di consegnare l’incasso, poche decine di euro. E allora Carlo Giorgetto, 75 anni, titolare di una salumeria via Campana a Qualiano, aggredito dai banditi cinque volte negli ultimi mesi e quasi sempre alla stessa ora, ha agito d’istinto e con rabbia, esasperato per essere assediato dalle bande di criminali. Ha afferrato una vecchia pistola semiautomatica, detenuta illegalmente, a portata di mano sotto il bancone dei salumi, e ha sparato contro i malviventi, che sono scappati. Poi ha chiamato i carabinieri e ha dichiarato di aver esploso diversi colpi, ma di essere sicuro di non aver colpito i banditi. Mezz’ora dopo quel tentativo di rapina si è tinto di giallo. All’ospedale civile di Aversa è arrivato Gioacchino Campanile, 37 anni, di Sant’Antimo, numerosi precedenti per rapina, ferito gravemente con un colpo di pistola in gola. Prima di perdere conoscenza ha mormorato con un filo di voce di essere stato ferito da uno sconosciuto che aveva tentato di rapinarlo in una strada periferica di Sant’Antimo. Avvertiti dai sanitari di Aversa, gli agenti del commissariato di Frattamaggiore hanno avviato le indagini. Gli investigatori però, non hanno trovato nel posto indicato dal ferito né tracce di sangue e nemmeno bossoli esplosi. E quando gli agenti del commissariato avevano inziato a credere che quel ferimento potesse essere un regolamento di conti tra pregiudicati di Sant’Antimo, hanno ricevuto la nota di ricerca su eventuali feriti da colpi di pistola, diramata dai carabinieri della compagnia di Giugliano. E allora gli investigatori, considerando che tra il tentativo di rapina a Qualiano e il ricovero del pregiudicato al pronto soccorso dell’ospedale di Aversa, non erano trascorsi che una trentina di minuti, hanno indirizzato le indagini su un’unica pista. Campanile, insomma, sarebbe stato ferito dall’anziano commerciante di Qualiano nel corso di una rapina Solo oggi, però, questa ipotesi potrebbe diventare certezza esaminando il proiettile che ha ferito il pregiudicato e l’arma del negoziante. Carlo Giorgetto, che non può usufruire delle nuove norme sulla legittima difesa, in quanto aveva una pistola senza autorizzazione, rischia l’accusa di tentato omicidio. Gioacchino Campanile era stato arrestato l’ultima volta due anni fa all’interno di un mini market di Sant’Antino mentre puntava la pistola contro la tempia della figlioletta della titolare.



MARCO DI CATERINO – IL MATTINO 8 MARZO 2006





«Vigliacchi, è il quinto assalto. Stavolta ho detto basta»



di ENZO CIACCIO

Qualiano.
«La verità? Io e mia moglie non ci emozioniamo nemmeno più. Ci siamo abituati. È la quarta o quinta rapina che subiamo in pochi anni. Sì, abbiamo quasi perso il conto. Il film? È sempre uguale a se stesso: quelli arrivano di sera quando è buio e non c’è più nessuno in giro. Ci puntano le pistole addosso, arraffano i soldi custoditi nella cassa e se ne vanno minacciando di farci fuori se fiatiamo. Delinquenti. Vigliacchi. E noi zitti. Zitti muti e impauriti. Se ne approfittano che siamo anziani. E indifesi. Ma perbacco, adesso dico basta. Io mi sono proprio scocciato. Perciò l’altra sera, appena li ho visti entrare per l’ennesima volta nella mia salumeria qui in via Campana, non ho avuto alcuna esitazione. Ho afferrato la pistola. E ho sparato. Ho sparato. Fino a costringerli alla fuga senza rubarmi nemmeno un euro». Piccolo e asciutto, capelli bianchi e occhio vispo: Carlo Giorgetto dimostra poco i suoi settantacinque anni compiuti. Oggi appare tranquillo, a tratti perfino sereno. E giura, sbalordito: «Il ferito? Alla gola? No no, non scherzate: non c’è alcun ferito, io ho sparato ma senza ferire nessuno. Di questo sono assolutamente sicuro». E manda via i cronisti, con la scusa che si è fatto tardi e deve andare a pranzo con la moglie che lo strattona. Sottovoce però sussurra: «Ma che vi credete voi… io qui debbo continuare a vivere. E a lavorarci. Se mi metto a raccontare queste cose brutte, poi come la metto con quelli lì? Quella è gente che mica scherza. Quella è gente che poi ritorna…». 75 anni. Salumiere. E «giustiziere», forse. A Carlo Giorgetto stavolta è andata più che bene. È vivo. È illeso. Può raccontarla. Non sempre invece va così. Anzi, spesso va assai peggio. E i precedenti non mancano. 26 luglio del 2001. Le cronache raccontano che a due passi da qui, a Calvizzano, la federazione italiana tabaccai e i commercianti della zona hanno messo una taglia di 25 milioni a disposizione di chi saprà fornire informazioni sui rapinatori che hanno appena ammazzato Vincenzo Norcaro, titolare di una tabaccheria, che ha commesso l’errore di tentare di opporsi con la forza a chi armi in pugno lo sta per l’ennesima volta depredando. No, i precedenti non mancano, in questa terra di violenza e di abbandono. E non dànno di certo ragione ai teorici del «far da sè». Cinque anni fa, alla cosiddetta Rotonda Maradona, lungo la Circumvallazione esterna, un medico venne ucciso all’interno della sua automobile che in due volevano rubargli. E tre anni fa, sull’asse di supporto, un poliziotto uccise un ragazzino di tredici anni che stava tentando una rapina ai suoi danni. Racconta ora il titolare del bar «2001», che in via Campana sta a due passi dalla salumeria di Giorgetto: «Qui davvero le rapine non si contano più. L’altra sera, appunto, erano da poco passate le nove che abbiamo sentito tre o quattro colpi di pistola. Come faccio a essere sicuro dell’orario? Beh, è perchè avevo appena sfornato i pasticcini. E lo faccio sempre a quell’ora. No, non sono uscito subito in strada perché c’era la lavorante con me e avevo paura a lasciarla sola. Quando poi sono uscito, era già tutto finito». Via Campana sembra un serpente. Che squarcia Qualiano come una ferita esangue. Le auto sfrecciano veloci tra le case basse, da finto Far west. Case a un solo piano. Con le serrande abbassate. E le imposte socchiuse. Racconta Carlo Giorgetto, il salumiere: «La pistola? Ce l’ho da un sacco di tempo. Anzi, da sempre». Non dice di detenerla senza permesso, quella benedetta pistola che ora rischia di metterlo nei guai. Ma non dice nemmeno di essere in regola col porto d’armi. Ci tiene invece a tornare su un punto, prima di rinchiudersi nel suo silenzio di rinnovato terrore: «Sia chiaro: io non ho ferito nessuno. Ho sparato sì, però senza colpire. Ma lo volete capire o no che noi commercianti stiamo morendo di paura? Pochi giorni fa, al macellaio che sta qui vicino i rapinatori lo hanno chiuso nella cella frigorifera, hanno rubato tutti i soldi e, prima di fuggire, non si sono preoccupati nemmeno di tirarlo fuori da quel ghiacciaio…».



IL MATTINO 8 MARZO 2006