La famiglia del suocero
gli aveva ordinato di alzare
di più la voce con i commercianti
che non si piegavano al pizzo.
E lui, Antonio Picciulli, di appena
25 anni, non s’era fatto pregare.
La mattina del 7 marzo scorso,
insieme al compare di estorsione,
P.D.O. , 23 anni di
Sant’Antimo come lui, organizzò
la spedizione punitiva verso i
proprietari dell’atelier “Fantasy”
a Grumo Nevano.
Quattro colpi d’arma da fuoco
calibro nove per avvertirli che il
pizzo andava pagato senza troppe
remore. Duecento euro al mese,
esclusi i contributi accessori per
le festività. In quell’occasione, il
proprietario Crescenzo Sorgente
e il padre, davanti ai fori provocati
dagli sparati contro la vetrata
del negozio e il furgone aziendale,
si dissero ignari di tutto e al
riparo da qualunque forma di
racket.
Una versione alla quale non
hanno creduto gli inquirenti della
Direzione Distrettuale Antimafia
che in poco meno di dieci
giorni sono risaliti agli autori dell’estorsione
e al clan gestore del
traffico.
Infatti, proprio ieri il commissariato
di polizia di Frattamaggiore,
comandato dal vice questore
Pietropaolo Auriemma ha
eseguito il decreto di fermo emesso
dal pubblico ministero Paolo
Itri nei confronti di Dell’Omo e
Picciulli. Quest’ultimo, sposato
con la figlia di Antonio Verde,
meglio noto in paese come “capuzzella”, esponente di prim’ordine
dell’omonimo clan che da
anni semina terrore tra i commercianti
della zona e attualmente
detenuto, si era dedicato
prevalentemente all’attività
estorsiva con una pressione sugli
imprenditori locali sempre più
strozzante. Inizialmente, infatti,
la tangente doveva essere pagata
in occasione delle festività natalizie
e pasquali.
Con il passar del tempo tali pretese
si erano fatte sempre più esose
e non erano mancati gli episodi
di violenza.
Più volte i due aguzzini avevano
fatto irruzione nella fabbrica
che dava lavoro a circa una decina
di persone, minacciandoli con
le armi e qualche volta usando
violenza sui titolari.
Nonostante questo, nessuno ha
mai denunciato episodi di criminalità,
così come nessuno ha denunciato
niente in occasione del
raid degli inizi di marzo quando
in pieno giorno e in orario di punta
(erano circa le 12) i due malviventi
hanno sfoderato le pistole e
hanno esploso quattro colpi pistola
tra la gente che cercava di
correre ai ripari.
Un territorio ormai talmente
devastato dalla criminalità e così
sottomesso alle logiche del clan
Verde che non riesce a ribellarsi
nemmeno di fronte alle umiliazioni
più invasive.
ANTONIO CRISPINO
SANT’ANTIMO. IL RAS ANTONIO È ATTUALMENTE DETENUTO. LE ALLEANZE STRETTE CON I MARRAZZO E I SOLOPACHESI
Un’organizzazione che domina anche su Grumo e Casandrino
SANT’ANTIMO. Antonio Picciulli e P.D.O. i due portavoce del racket
arrestati dalla polizia di stato ieri perché
che avevano preso di mira con minacce
l’imprenditore grumese appartengono al
clan Verde, operante in particolare a
Sant’Antimo. Uno dei due, il Picciulli è
infatti genero del boss Antonio Verde
(nella foto), detto “capuzzella”, al
momento in carcere. Capuzzella è invece
nipote di Francesco Verde, detto o negus
nonché omonimo di un cugino conosciuto
come “Antonio ‘o furnaro”.
Ai vertici della cosca anche un fratello di
Antonio, Mario, detto “mariusciello”
finito nel blitz dell’usura insieme al figlio
dieci mesi fa. I Verde dividono il dominio
locale dei traffici illeciti con altri clan, tra
questi alcuni che hanno però perso parte
del loro peso. A Sant’Antimo insieme ai
Verde la mappa del ministero degli
interni indica i Puca, acerrimi nemici dei
Verde, i Ranucci, i Petito ed altri gruppi
sparsi. Il clan di “capuzzella” e quindi
del “negus”, domina non solo su
Sant’Antimo, ma anche su Casandrino,
dove è alleato con i Marrazzo e Grumo
Nevano dove invece è collegato con i
cosiddetti solopachesi. A giugno dello
scorso anno un’operazione congiunta di
polizia e carabinieri portò in carcere 18
componenti, tra affiliati e gregari della
organizzazione criminale tutti accusati di
associazione camorristica finalizzata
all’usura, estorsioni e riciclaggio di
denaro. In quell’occasione gli inquirenti
accertarono un giro di usura ai danni di
commercianti e imprenditori di
Sant’Antimo, ricostruendo anche il
percorso dei capitali accumulati dal clan
Verde con l’attività illecita. Il blitz inferse
un forte colpo all’organizzazione retta da
parenti stretti del boss che ha
collegamenti anche con altre cosche di
province vicine. Intensa l’attività, dai
cavalli di ritorno all’estorsione fino
all’usura con tassi variabili tra il 5 ed il
3% al mese.
IL ROMA – GIORNALE DI NAPOLI 16 MARZO 2006