venerdì, Luglio 18, 2025
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L’ESEMPIO DEGLI ULTIMI

Sono le undici di un apatico giovedì notte. La strada che percorro per
raggiungere piazza annunziata è quasi sempre la stessa: attraverso via
Aniello Palumbo e m’incammino per vico Cacciapuoti, terminato questo pezzetino di storia, m’infilo sotto i
freddi porticati della nostra casa comunale. Ma da alcune sere questo
scenario sempre così monotamente uguale (motorini ululanti,
autovetture a tutta velocità e qualche migrante di passaggio) è
cambiato. C’è Antonio.
Antonio l’ho visto la prima volta Martedì mattina. Era lì acquattato
nel suo angolino, tra il bocchettone e la porte di servizio dell’Aula
consiliare. Le sue coperte consumate sulle gambe, il suo berretto di
lana. I suoi occhi vispi. Mi avvicinai e gli chiesi perchè era lì. Lui
con la foga dell’ottimo oratore mi raccontò la sua storia.
Antonio è uno che lotta per una causa. La sua. Da sedici anni gira e
rigira le stanze degli uffici comunali di Napoli e Provincia. Ha
bussato a tante porte. Ha ricevuto qualche si, qualche no, qualche
forse. Ma non è riuscito ad ottenere nessuna certezza. Così un giorno
si è incamminato verso Roma. Gli ci sono voluti tre giorni per
raggiungere il Quirinale. Poi arrivato al portone di Ciampi ha chiesto
di parlargli. Aveva pensato che duecento km in carrozzella bastassero
per essere ricevuto dal Capo dello Stato. Ma non fu così.
Antonio allora non si è perso d’animo ed ha aspettato il suo momento.
Ha dormito nella piazza del Quirinale per sei mesi. Niente. Allora si è
ripreso la carrozzella ed tornato a Giugliano. Sotto al Comune.
Ed ora sono quattro giorni che è lì.
Ma questa è la prima volta che è sveglio alle undici di sera. Un ragazzino gli sta accanto. Gli ha portato dei biscotti. Sono lì che lo fisso mentre mi parla e mi spiega. Mi mostra documenti. Mi racconta di quanto era felice. Di quando uscito dalla fogna di una vita senza affetti, senza genitori, senza gambe era riuscito a fittarsi la sua prima casa. Viveva con una ragazza. Aveva un lavoro. Poi, niente. D’improvviso di nuovo il buio. La cooperativa chiude. I soldi per l’affitto non ci sono. Le nevrosi inghiottono l’amore.

Antonio non è li per disperazione. Antonio è lì perchè coltiva il suo
obiettivo. Vuole la sua dignità. Nessun regalo. Solo qualche diritto.
Antonio ha scelto la lotta. Una protesta silenziosa. Un cazzotto nello
stomaco per tutti gli animi sensibili. Antonio ha fatto di se stesso
un caso. Antonio in questi giorni con la sua gentile disobbedienza da a tutti noi una lezione di stile. Antonio non si lamenta. Chiede. Antonio non cerca compassione. Vuole un lavoro. Antonio è l’espressione più vera di un senso civico che in molti hanno dimenticato.
Antonio è l’esempio concreto della forza che i sogni danno ad ognuno di noi. Anche a Giugliano.


GIOVANNI F. RUSSO