Un altro aprile di fuoco per l’amministrazione Taglialatela. A distanza di giusto un anno, si parla di nuovo di dimissioni del sindaco, dopo che l’accordo sull’azzeramento della giunta, premessa fondamentale per uscire dall’impasse, sembrava cosa fatta fino a pochi giorni fa. Il documento è stato prima condiviso, ma poi non siglato. Nello spazio di 48 ore, la situazione si è ribaltata: i partiti non lo hanno firmato e, di conseguenza, non si sono più dimessi i sei assessori, né le forze politiche hanno presentato i nomi per il nuovo esecutivo. Insomma, da che si sembrava vicini alla risoluzione, adesso si ritorna nella fase più acuta della crisi politica. Con i partiti divisi, a questo punto è difficile prevedere cosa succederà lunedì sera in Consiglio comunale. In discussione c’è proprio l’opportunità di proseguire nel mandato, dopo tre anni di bagarre. «Se anche in aula dovessi registrare – dice amareggiato il sindaco Francesco Taglialatela – che, come sembra ora, non ci sono più le condizioni per governare, sarò costretto a prendere dei provvedimenti. Prima di tutto vengono le esigenze dei cittadini e se le dimissioni, con il conseguente arrivo dei commissari, dovessero risultare più utili, lo farò». Insomma, si fa un passo indietro ad aprile 2005. Allora la coalizione trovò in extremis un accordo per far rientrare le dimissioni del sindaco, ma adesso sembra non esserci più spazio per ricucire lo strappo. A questo si aggiunge anche la protesta di 15 tesserati dei Ds, che si sono autosospesi dal partito, tra cui il consigliere comunale Arcangelo Palumbo. Nella lettera, inviata anche alle segreterie napoletane, scrivono di essere fiduciosi che «con questo atto – scrivono – di poter effettivamente rilanciare l’attività politica, sia del partito che dell’amministrazione». Tutti a casa senza ripensamenti? Per Ds e Rifondazione si deve siglare l’accordo prima di andare in Consiglio. «Stando alla situazione attuale – precisa il segretario cittadino della Quercia, Giovanni De Vivo – noi non ci saremo. Non abbiamo voluto firmare il documento, che comunque condividiamo, in assenza di tre componenti della coalizione perché riteniamo che la sigla dovesse essere contestuale». «Sarebbe stato più corretto convocare la seduta dopo aver già definito il patto – dice Nello Pennacchio, segretario cittadino di Rifondazione – c’erano altre emergenze da affrontare in aula». Posizione decisa anche per la Margherita. «Noi in Consiglio ci saremo – dice il capogruppo Giuliano De Cicco – Restiamo disponibili e governare, così come siamo sempre stati». E i diessini autospesisi? «Se ci saranno le premesse per trovare finalmente un accordo – dice il consigliere Arcangelo Palumbo – sarò presente, altrimenti per coerenza diserterò l’aula». Subito attaccano dall’opposizione. «Quest’amministrazione è fantasma da tempo – attacca Pietro Ciccarelli, capogruppo Forza Italia – Se non fosse stata graziata dalla proroga concessa sulla data di approvazione del bilancio, sarebbe già stata sciolta». «La musica è sempre la stessa – incalza il consigliere Francesco Mallardo, Nuovo Psi – Questo spettacolo a cui stiamo assistendo è una vicenda lontana dalla politica, le emergenze restano in fondo alla lista delle priorità».
TONIA LIMATOLA – IL MATTINO 1 APRILE 2006