Gli spari dei giorni scorsi sotto la casa di Salvatore Lazzaro detto lulù, scissionista dei Puccinelli-Petrone, è un chiaro segnale del clan madre. Come a dire: restiamo noi sul campo a comandare. Un odio tra le due controparti mai sopito e che ha come incipit le intercettazioni captate dalle forze dell’ordine in cui lo stesso Lazzaro pensava a un modo per fare fuori Francesco Petrone ‘o nano, figliastro del boss Salvatore Puccinelli straccetta: «Bum, uno a ’o nano grande (Francesco Petrone, ndr) e uno o piccirill (Salvatore Petrone, ndr)». Ecco la frase che spinse poi la la Dda ad emettere il decreto di fermo per quattro “scissionisti” dal clan Petrone-Puccinelli: Salvatore Basile detto “Cozzca nera”, Salvatore Lazzaro detto “Lulù”, Gennaro Cozzolino ed Emanuele Manauro “’o leon”, arrestati poi in due riprese. Il neonato gruppo, con base a Pianura e agganci a Soccavo oltre che nel rione Traiano, voleva eliminare i Petrone padre e figlio, come dimostrano le intercettazioni a carico degli indagati e in particolare una, molto chiara.
«Un colpo po nan grande e uno po piccerill», così scoppiò la guerra di camorra tra le palazzine del rione Traiano
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