Sono mesi che gli inquirenti evidenziano una ripresa e un rinnovato slancio del clan Di Lauro nelle dinamiche complesse che reggono gli affari e i retroscena criminali tra Secondigliano e dintorni. Non solo scarcerazioni eccellenti e le ultime operazioni che testimoniano una rinnovata intesa con la Vanella Grassi ma anche la capacità di mediare, di occupare quegli spazi rimasti vuoti, caselle da occupare senza il frastuono delle armi ma con l’arma, silenziosa ma ugualmente letale, della diplomazia. Un ‘ritorno alle origini’ del clan, un ritorno alla linea che fu di Paolo Di Lauro seguita in questi anni da Marco, il figlio che ha retto le sorti del sodalizio nel periodo più difficile. Due gli episodi che testimoniano la ‘forza diplomatica’ del sodalizio di via Cupa dell’Arco. Il primo fa riferimento alla cosiddetta ‘faida del principino’, lo scontro armato tra i Prestieri del rione Monterosa contro i Licciardi della Masseria Cardone. A svelare nuovi particolari di quella guerra sono giunte, nei mesi scorsi, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luca Menna. Secondo quest’ultimo sarebbe stato il gruppo di Francesco Fusco, orbitante nella ‘galassia criminale’ dei Prestieri a uccidere Vincenzo Esposito, il nipote prediletto dei fratelli Licciardi, che aveva cercato di vendicarsi di un uomo dei Prestieri dopo una rissa in un locale scoppiata per un apprezzamento di troppo a una donna. Da lì fu poi la guerra. Uno scontro frontale tra i Licciardi e il gruppo Fusco, culminato con l’annientamento di questi ultimi, poi’sacrificati’ da Paolo Di Lauro per riportare la pace nel territorio. «Il clan Di Lauro era d’accordo che si ammazzasse Bosco Modestino per ‘dare soddisfazione ‘ ai Licciardi. Anche Ruggiero però doveva morire. Il piano tuttavia non fu portato a termine perchè poco dopo fu arrestato». Ruggiero invece non fu risparmiato: secondo Luca Menna, Ruggiero fu ucciso da Raffaele Petrozzi. «L’ordine di commettere questo omicidio – ha concluso Menna – come di aprire una ‘piazza ‘, poteva venire solo da Paolo Di Lauro». I Di Lauro erano dunque d’accordo che bisognasse ammazzare Bosco per dare soddisfazione ai Licciardi.
Un episodio che dimostra la forza di mediazione di Paolo Di Lauro e, secondo alcuni inquirenti, preso a modello per spiegare l’atteggiamento di suo figlio Marco dopo l’assassinio del suo affiliato Antonello Faiello da parte di Antonio Mennetta. Quando quest’ultimo, raccontano i collaboratori di giustizia, incontrò Marco per il chiarimento, quest’ultimo capì che non era il momento di vendicarsi ma che anzi l’episodio poteva essere usato a suo vantaggio per mettere contro la Vanella Grassi contro gli altro gruppi della galassia scissionista che, in quell’occasione, scaricarono Mennetta. Come poi avvenne.