Menù di qualità altissima quelli che sono statiimposti dal nuovo disciplina-re del provveditorato del ministero della Giustia, per i bandi di gara del vitto nelle carceri italiane, e tra loro anche per i quindici penitenziari campani. Costo: 33 milioni di euro all’anno per i prossimi tre anni solo per quelli nostrani. Questo è quanto stabilito per il prossimo triennio e ha generato polemiche oltre che ricorsi al Tar da parte di aziende che per anni si sono occupate di somministare cibo nelle carceri italiane (con circa 57mila detenuti) e che invece si sono viste imporre delle regole nuove e molto stringenti che non rientrano nei canoni e soprattutto nei costi al ribasso utili per vincere gare pubbliche. Nei nuovi menù ci sono per esempio regole per la somministrazione di carni, che devono essere di allevamenti selezionati. Gli ortaggi che
devono essere invece coltivati nei campi aperti. La regola cardine è quella del chilometro zero, con il minimo possibile delle contaminazione: quindi innanzitutto tipicità del
prodotto e territorialità. Una rappresentanza dei detenuti o degli internati, designata mensilmente per sorteggio, controlla quotidianamente l’applicazione delle Tabelle e la preparazione del vitto.