La mattina del 7 dicembre 2011, dopo 16 anni di latitanza, è stato catturato nella sua Casapesenna il super boss dei Casalesi Michele Zagaria. Sul suo capo pendevano le accuse di
associazione mafiosa, omicidio, estorsione, rapina e altri reati. Gli agenti della Mobile lo stanarono in un bunker in via Mascagni.
Per trovare Michele Zagaria gli agenti della Polizia di Stato hanno dovuto impiegare i mezzi pesanti ed eseguire carotaggi nelle pareti e nei pavimenti della villa in cui erano certi si nascondesse. Considerandosi ormai spacciato è stato il boss ad arrendersi e ad azionare il congegno di apertura: spinta da un motore idraulico, un’intera stanza della casa scorreva su rotaie e celava l’ingresso al sotterraneo.
Zagaria ha trascorso gli ultimi anni di latitanza in un monolocale di 40mq, un bunker senza finestre ma arredato con cura. Un letto, un armadio, una scrivania, una poltrona, molte mensole. Luci soffuse, carta da parati bianca e bordeaux, piastrelle a mosaico nel bagno. Foto di famiglia, immagini di santi, una statuetta di Padre Pio, tre computer, libri sulla camorra, vestiti di marca e orologi costosi. Di fronte al letto erano appesi gli schermi del sistema di sorveglianza, collegati a telecamere nascoste in strada (di cui una in un’edicola votiva).
Forse provato dalla tensione del sospetto e del controllo assoluto, forse dagli anni passati sotto terra, è stato con una nota di sollievo che si è consegnato alla polizia dicendo: “Avete vinto voi, ha vinto lo Stato”.
“I Gattopardi” e “Solo per giustizia” dell’ex pm anticamorra Raffaele Cantone, “L’Impero” del giornalista del “Mattino” Gigi di Fiore, “Gomorra” di Roberto Saviano, un libro su Steve Jobs.
Sono alcuni dei volumi trovati nel covo di una decina di metri quadrati dove è stato arrestato il boss Michele Zagaria
Il superboss secondo i magistrati della Dda viveva in quel rifugio da anni, limitandosi moltissimo nelle uscite e salendo di tanto in tanto nella villetta in superficie di proprietà di un suo fiancheggiatore.