venerdì, Luglio 18, 2025
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«Appalti e lottizzazioni, il clan controllava tutto grazie ai Liccardo». Il ruolo del dipendente e le accuse al consigliere comunale secondo DDA e pentiti

Sono parole che pesano come macigni quelle pronunciate dal capo della Procura di Napoli Giovanni Melillo nel commentare il blitz di stamane contro la camorra giuglianese. Tra i soggetti indagati c’è anche il consigliere comunale di maggioranza Paolo Liccardo, eletto alle scorse amministrative nella lista Poziello Sindaco con oltre 833 voti. Secondo il capo della procura – come riporta l’agenzia Agi – “Liccardo sorvegliava per conto del clan tutto ciò che accadeva in consiglio comunale, dagli appalti, alle lottizzazioni”. Dichiarazioni pesanti quelle del capo della Procura di Napoli, avallate dalla DDA, che cozzando però con le carte dell’inchiesta secondo cui Liccardo è soltanto indagato per un singolo episodio risalente agli inizi degli anni 2000.

Nei suoi confronti era stata chiesta dal pm la misura degli arresti domiciliari in carcere per i reati di interposizione fittizia di beni e ricettazione, entrambi aggravati dall’articolo 7. Ma il gip ha rigettato le richieste per intervenuta prescrizione e carenza dei gravi indizi di colpevolezza. La società di cui deteneva alcune quote, la Prestige, compare anche nel curriculum che Liccardo ha presentato al Comune quando è diventato consigliere comunale, il quale risulta indagato per un fatto inerente al 2004 e si è detto tranquillo in merito all’inchiesta che lo vede coinvolto (CLICCA QUI PER LEGGERE LE DICHIARAZIONI DI LICCARDO).

In cella è finito, invece, c’è il dipendente comunale Antimo Liccardo, cognato del boss Ciccio, che secondo il pentito Pirozzi “comanderebbe più del sindaco essendo espressione diretta del capoclan in Municipio essendo “al centro degli affari e delle
speculazioni edilizie alle quali il boss Mallardo era interessato”.
E’ ancora presto per capire se ci saranno eventuali risvolti sulla scena politica. Di certo ciò che emerge da questa inchiesta, con il coinvolgimento anche di un dipendente comunale, è sintomo della pregnanza che il clan Mallardo aveva nell’apparato amministrativo ed istituzionale, come confermato dalla

DDA secondo cui è emersa una ”non occasionale infiltrazione ma una vera e propria immedesimazione” tra gruppi criminali e appartenenti al mondo politico-amministrativo, testimoniata dai rapporti tra la pubblica amministrazione locale, la camorra e le imprese”.
L’inchiesta – condotta dai pm della Dda partenopea Ilaria Sasso del Verme e appunto da Cristina Ribera – si è avvalsa soprattutto di indagini patrimoniali e intercettazioni telefoniche e ambientali, mentre poco rilevante è stato il contributo offerto dai collaboratori di giustizia a dimostrazione – come hanno spiegato gli inquirenti – che il clan Mallardo e’ un gruppo assai coeso in cui le defezioni sono assai rare o inesistenti.