giovedì, Luglio 17, 2025
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Crivellato di colpi sul lungomare di Terracina, i nomi dei 4 killer del boss Gaetano ‘Mckay’ Marino

Sono quattro le persone arrestate per l’uccisione avvenuta nel 2012 di Gaetano M
regime di 41 bis per associazione di stampo mafioso e omicidio. Erano stati gli agenti della Poliz
intervenire nei pressi dello stabilimento balneare ”Il Sirenella”, in viale Circe, alle 17 circa del 2
stradale, del corpo, raggiunto da ben 11 colpi d’arma da fuoco e ormai esanime, del pluripregiu
dell’omonimo clan camorristico, all’epoca coinvolto in un violento scontro all’interno dell’ala dei
di una zona del quartiere Scampia denominato ”Case Celesti”, feudo dei Marino in quel momento.

Nei pressi dello stabilimento, la vittima dell’agguato venne dapprima raggiunta tre volte al tronco e, successivamente, da altri otto colpi, esplosi a
distanza ravvicinata e in rapida successione. L’esame comparativo effettuato sui proiettili rinvenuti, ha riscontrato che tutti i colpi provenivano dalla
stessa arma: una pistola cal. 9×21. Si accertò inoltre che sulla strada al momento dell’omicidio vi era un’autovettura Fiat Grande Punto
con a bordo due uomini e poco più avanti una Fiat Punto parcheggiata di traverso in viale Circe in modo tale da non consentire il passaggio.
Dalla Fiat Grande Punto scese l’esecutore che ha esploso i molteplici colpi all’indirizzo di Marino, per poi fuggire con l’autovettura. La Fiat Punto
dopo avere effettuato una veloce manovra a retromarcia ed aver danneggiato diversi ciclomotori, ripartì in direzione Roma.
Quest’ultima autovettura venne trovata a Terracina il giorno seguente nei pressi dell’abitazione di Carmine Rovai, il quale, pur avendo nella
disponibilità il mezzo, lo aveva prestato al suo amico Salvatore Ciotola.
Tenendo conto che Rovai, Ciotola e il proprietario della Fiat Punto, erano
soggetti legati ai clan di Secondigliano venne intrapresa la pista investigativa secondo cui il movente era da inquadrare nella faida di Secondigliano tra
gli ”scissionisti”, che vedeva il gruppo degli Abbinante-Notturno-Aprea-Abete opposto alle famiglie Magnetti-Petriccione, legate al clan Vanella Grassi.
Le indagini, per le quali sono state attuate tecniche di captazione delle conversazioni, ambientali e telefoniche, hanno consentito di far emergere
evidenti incongruenze con quanto riferito e che non lasciavano dubbi circa l’utilizzo della vettura da parte di Ciotola, facendo trasparire, altresì,

consapevolezza che il predetto fosse presente sul luogo dell’omicidio. Le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, poi, hanno confermato le
risultanze investigative, fornendo all’Autorità Giudiziaria un grave quadro indiziario a carico degli odierni arresti.

In particolare, l’analisi incrociata degli elementi probatori raccolti ha consentito di sostenere che gli occupanti della Fiat Punto, parcheggiata di traverso
in Viale Circe al momento del delitto, fossero proprio Rovai e Ciotola, e di individuare, altresì, in Giuseppe Montanera (referente della famiglia
Notturno) e Arcangelo Abbinante (referente della famiglia Abbinante) coloro che erano a bordo dell’altra autovettura, dalla quale era sceso l’esecutore
materiale (Giuseppe Abbinante) dell’agguato, poi fuggito con il complice Montanera (componente commando), Carmine Rovai (appoggio logistico) e Salvatore Ciotola (appoggio logistico).