Sono state indagini serate quelle che hanno consentito di acciuffare il gruppo che ha rapinato un poliziotto con la moglie a Margellina. Primo indizio utile è stato il sistema ‘cattura targhe’, poi le testimonianze degli chalet del lungomare ed infine la conferma dal testimone chiave che il gruppo di aggressori era partito da Melito. Il racconto del poliziotto è stato importante per far scattare le indagini, a cominciare dalla descrizione di tre degli aggressori: uno alto circa un metro e 85,grosso, capelli rasati e barba incolta; un secondo alto circa un metro e 70,capelli rasati e tatuaggi sulle braccia; un terzo,magro e agile, che gli strappò l’orologio dal polso.L.I., nonostante l’accerchiamento, riuscì a esplodere 4 colpi di pistola che allentarono la pressione su di lui. Dalla targa di uno degli scooter utilizzati dal gruppo di
Melito gli investigatori della Mobile sono risaliti al proprietario, il titolare di un esercizio commerciale di Melito,che non ha potuto far altro che dire la verità e riferire a chi aveva prestato il “mezzo”. Dalle frequentazioni di quest’ultimo, ricostruite sulla base dei controlli di polizia, i poliziotti hanno messo insieme una trentina di “sospetti, ma l’elenco si è man mano sfoltito raccogliendo le testimonianze di coloro che hanno assistito al gravissimo episodio.