venerdì, Luglio 18, 2025
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La terza faida di Secondigliano iniziò a Giugliano: il delitto di San Vito sancì la guerra tra la Vanella e gli Abete-Abbinante

La sete di potere di Arcangelo Abete, la leadership ricca di tensioni con quelli della Vanella e l’ambizione di Antonio Mennetta e dei suoi cugini. Sono questi gli ‘ingredienti’ alla base della ‘terza faida di Secondigliano’ culminata con la vittoria di quelli di Secondigliano e la cacciata proprio loro che per primi avevano dichiarato la guerra al boss Paolo Di Lauro così come ricostruito dall’ultima ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri della compagnia Vomero a carico di otto persone (Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo di una serie di reati aggravati da finalità mafiose che vanno da omicidi a lesioni personali aggravate, e alla detenzione e porto illegale di armi e munizioni e bombe a mano).

La ‘dichiarazione di guerra’ fu annunciata a suon di colpi di pistola nella vicina Giugliano nella zona San Vito. E’ lì che muore Rosario Tripicchio. Il 41enne l’ex fedelissimo di Cesare Pagano viene ucciso il 5 gennaio 2012. L’uomo era stato luogotenente di Antonio Bastone e si era successivamente “girato”. Bastone aveva quindi istigato Arcangelo Abbinante all’omicidio di Tripicchio per vendicarsi del fatto che durante la sua detenzione era stato esautorato dalla gestione degli affari. I sicari (Arcangelo Abbinnate e Salvatore Baldassarre) venuti a conoscenza della casa nella quale si era nascosto Tripicchio si misero appostati all’esterno e lo uccisero a colpi d’arma da fuoco mentre saliva su una vettura. A svelare cosa accadde quel giorno è stato il collaboratore di giustizia Gianluca Giugliano:«Roberto Manganiello mi disse che anche l’omicidio di Rosario Tripicchio proveniva dagli Abete-Abbinante. Non so da chi lo aveva saputo e non mi riferì chi aveva sparato. Tripicchio era affiliato agli Amato-Pagano: faceva droga al Lotto G e che io sappia non era un killer». L’ex ras dei Marino delle case celesti continua:«Arcangelo Abete allora era detenuto e reggenti erano Arcangelo Abbinante e Mariano Abete. Non so da chi Manganiello seppe di questo omicidio e non mi disse chi aveva sparato. Al 5 gennaio il Lotto G era della Vanella Grassi e dei Leonardi».
Ma prima di Giugliano c’era stato Giovanni Illiano, un altro pentito di Scampia che aveva dato indicazioni agli investigatori sull’omicidio Tripicchio. Ecco cosa disse il pentito: «Rosario Guarino mi chiese, quasi a capire cosa ne pensassi; che ne pensi di Rosario? intendendo Rosario Tripicchio. Io risposi Rosario è un bordellista. Al che Guarino disse: Rosario a bell e’ buono more. Guarino disse: non incontriamoci più qui la prossima volta vengo io giù da te, intendendo a via Regina Margherita da mia suocera. Finito l’incontro, uscimmo e comparve improvvisamente Mennetta Antonio. Ci abbracciammo e baciammo e quello disse: questa è casa tua. Mi chiusi in casa. Il giorno prima che morisse Stanchi Raffaele, Guarino Rosario venne a casa di mia suocera e mi disse: Domani ci incontriamo, non uscire di qui se non vengo io. Tripicchio era già morto».